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7 famosi siti web abbandonati da 20 anni (ma sono ancora online )

Tratto e tradotto da: Urban Ghosts  Internet ha compiuto una lunga e lunga strada sin dal suo inizio.

Questo articolo presenta una selezione di gemme retrò dai primi giorni di Internet.

Potrebbero non essere stati aggiornati in quasi due decenni, ma rimangono comunque online, in agguato negli angoli oscuri del World Wide Web, ricordi nostalgici di quanto velocemente si muove la tecnologia.

Sito Web ufficiale di Heaven’s Gate

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Il web può diventare pericoloso – dai una mano anche tu!

Le minacce che vengono dal web oggi sono reali e molte, dalla disinformazione e pubblicità politica discutibile a una perdita di controllo sui nostri dati personali

Tim Bernerss Lee – Internet founder

Tratto, tradotto ed adattato da WorldWebFoundation

Il world wide web compie 29 anni.

Quest’anno segna una pietra miliare nella storia del web: per la prima volta, attraverseremo il punto di non ritorno quando più della metà della popolazione mondiale sarà online. Quando condivido questa entusiasmante notizia con le persone, tendo ad ottenere una delle due reazioni preoccupate:

come possiamo collegare l’altra metà del mondo?
Siamo sicuri che il resto del mondo voglia connettersi al web che abbiamo oggi?

Le minacce al web oggi sono reali e molte, comprese quelle che ho descritto nella mia ultima lettera, dalla disinformazione e pubblicità politica discutibile a una perdita di controllo sui nostri dati personali. Ma continuo a impegnarmi per garantire che il web sia uno spazio libero, aperto e creativo, per tutti.

Questa visione è possibile solo se portiamo tutti online e assicuriamo che il web funzioni per le persone.

Ho fondato la Web Foundation per lottare per il futuro del web. Ecco dove dobbiamo concentrare i nostri sforzi:

Chiudere il divario digitale

La divisione tra le persone che hanno accesso a Internet e coloro che non lo fanno sta approfondendo le disuguaglianze esistenti – disuguaglianze che rappresentano una seria minaccia globale.

Non sorprendentemente, è più probabile che tu sia offline se sei femmina, povera, vivi in ​​una zona rurale o in un paese a basso reddito, o una combinazione di quanto sopra.

Essere offline oggi significa essere escluso dalle opportunità di imparare e guadagnare, accedere a servizi preziosi e partecipare al dibattito democratico. Se non investiremo seriamente per colmare questa lacuna, l’ultimo miliardo di esseri umani non sarà collegato fino al 2042.

È un’intera generazione rimasta indietro.

Nel 2016, le Nazioni Unite hanno dichiarato l’accesso a Internet un diritto umano, alla pari di acqua pulita, elettricità, riparo e cibo. Ma fino a quando renderemo l’accesso a Internet accessibile a tutti, a miliardi continueranno a essere negati questo diritto fondamentale.

L’obiettivo è stato fissato: le Nazioni Unite hanno recentemente adottato la soglia dell’Alliance for Affordable Internet per l’accessibilità: 1 GB di dati mobili per meno del 2% del reddito medio mensile.

La realtà, tuttavia, è che siamo ancora molto lontani dal raggiungere questo obiettivo: in alcuni paesi, il costo di 1 GB di banda larga mobile rimane oltre il 20% del reddito medio mensile. Cosa ci vorrà per raggiungere effettivamente questo obiettivo?

Dobbiamo supportare politiche e modelli di business che ampliano l’accesso ai più poveri del mondo attraverso soluzioni di accesso pubblico, come reti di comunità e iniziative WiFi pubbliche.

Dobbiamo investire nell’assicurare un accesso affidabile per donne e ragazze e rafforzarle attraverso la formazione sulle competenze digitali. Fai in modo che il Web funzioni per le persone Il web che molti utenti connessi anni fa non è quello che i nuovi utenti troveranno oggi.

Quello che una volta era una ricca selezione di blog e siti web è stato compresso sotto il potente peso di poche piattaforme dominanti.

Questa concentrazione di potere crea una nuova serie di guardiani, consentendo a una manciata di piattaforme di controllare quali idee e opinioni sono viste e condivise. Queste piattaforme dominanti sono in grado di bloccare la loro posizione creando barriere per i concorrenti. Acquisiscono sfidanti all’avvio, acquistano nuove innovazioni e assumono i migliori talenti del settore.

Aggiungete a questo il vantaggio competitivo che i loro dati degli utenti danno loro e possiamo aspettarci che i prossimi 20 anni siano molto meno innovativi degli ultimi. Inoltre, il fatto che il potere sia concentrato tra così poche aziende ha permesso di armare il web su vasta scala.

Negli ultimi anni, abbiamo assistito a teorie del complotto sulle piattaforme dei social media, i falsi account Twitter e Facebook alimentano le tensioni sociali, gli attori esterni interferiscono nelle elezioni e i criminali rubano i dati personali. Abbiamo cercato le risposte stesse per le piattaforme stesse.

Le aziende sono consapevoli dei problemi e stanno compiendo sforzi per risolverli – con cambiamenti che hanno colpito milioni di persone. La responsabilità – e a volte l’onere – di prendere queste decisioni ricade sulle aziende che sono state costruite per massimizzare i profitti più che massimizzare il bene sociale. Un quadro giuridico o normativo che tiene conto degli obiettivi sociali può contribuire a ridurre queste tensioni.

Porta più voci al dibattito sul futuro del web Il futuro del web non riguarda solo quelli di noi che sono online oggi, ma anche quelli che non sono ancora connessi. La potente economia digitale odierna richiede standard elevati che bilanciano gli interessi di entrambe le società e dei cittadini online. Ciò significa pensare a come allineare gli incentivi del settore tecnologico con quelli degli utenti e della società in generale e consultare una sezione trasversale della società nel processo.

Due miti al momento limitano la nostra immaginazione collettiva:

il mito che la pubblicità è l’unico modello di business possibile per le aziende online e il mito che sia troppo tardi per cambiare il modo in cui operano le piattaforme.

Su entrambi i punti, dobbiamo essere un po ‘più creativi. Mentre i problemi del web sono complessi e grandi, penso che dovremmo vederli come bug: problemi con i sistemi di codice e software esistenti che sono stati creati dalle persone e che possono essere risolti dalle persone.

Creare una nuova serie di incentivi e le modifiche nel codice seguiranno. Possiamo progettare un web che crea un ambiente costruttivo e di supporto. Oggi voglio sfidare tutti noi ad avere maggiori ambizioni per il web. Voglio che il web rifletta le nostre speranze e realizzi i nostri sogni, piuttosto che amplificare le nostre paure e approfondire le nostre divisioni.

Come disse un tempo l’attivista di Internet, John Perry Barlow, “un buon modo per inventare il futuro è prevederlo”. Può sembrare utopico, può sembrare impossibile da ottenere dopo le battute d’arresto degli ultimi due anni, ma voglio che ci immaginiamo il futuro e lo costruiamo.

Assembliamo le menti più brillanti di affari, tecnologia, governo, società civile, arte e università per affrontare le minacce al futuro del web. Alla Web Foundation, siamo pronti a fare la nostra parte in questa missione e costruire il web che tutti noi vogliamo.

Lavoriamo insieme per renderlo possibile.

Sir Tim Berners-Lee

Si prega di condividere questa lettera su Twitter utilizzando l’hashtag #HappyBirthdayWWW

La Web Foundation è in prima linea nella lotta per far progredire e proteggere il web per tutti.

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Report Startup SEO 2017 – pessimo utilizzo del web!

Sul totale delle 7.568 aziende iscritte nel registro del Mise solo il 49,7%, hanno un portale efficace anche in termini di Seo. In Molise, Trentino-Alto Adige ed Emilia Romagna le realtà più virtuose. I risultati del report di Instilla

Solo la metà dei siti è funzionante!

Sul totale delle 7568 imprese iscritte nel registro a luglio 2017,
solo 3760 (il 49,7%) hanno un sito funzionante a settembre 2017. Più di un quarto delle imprese non ha dichiarato di avere un sito mentre più del 20% di chi dichiara di avere un sito, ha un sito non funzionante.

report startup SEO mobile trend

Mobile si, veloce no.
Se da un lato è positivo che quasi il 90% dei siti web funzionanti sia anche ottimizzato per la visualizzazione da smartphone, occorre evidenziare che i siti con una sufficiente velocità di caricamento pagine da smartphone siano poco più del 30%.

report startup SEO seo performance

SEO da rivedere per le Startup
Headings, meta description e sitemap sono solo alcuni dei parametri per valutare il livello di ottimizzazione per motori di ricerca di un sito. Considerate le imprese iscritte al registro che hanno un sito performante per chi accede da smartphone, si scopre che sono meno di 100 quelle con un sito che rispetta i parametri base per una buona SEO.

report startup SEO incubatori

Facilitatori: un motore di digitalizzazione
I fattori che possono influenzare il successo di un’impresa innovativa sono diversi ed essere supportati da facilitatori è uno di questi. Le startup incubate, accelerate o supportate da investitori, infatti, mostrano una presenza online migliore rispetto alla media delle startup iscritte al registro, sia per performance del sito che per livello di SEO.

Avviso cookie sui siti web, cosa sono, cosa ne dice il garante e perché il banner di avviso serve sempre

Sulla pagina Chiarimenti in merito all’attuazione della normativa in materia di cookie, inserita all’interno del sito del Garante per la protezione dei dati personali, che vi consiglio di leggere attentamente se operate sul web a livello professionale, si trova la spiegazione definitiva in merito all’utilizzo del banner utilizzato per rendere il consenso alla ricezione di cookie da parte dell’utente (informo i non esperti informo che parlo di quell’avviso che compare nella parte alta dei siti visitati per la prima volta e che scompare non appena scrollate la pagina)

Per capirci meglio fornisco una breve definizione del termine cookie (biscottino in inglese):

I cookie HTTP sono un tipo particolare di segnaposto virtuale, una sorta di gettone identificativo, usato dai server web per poter riconoscere i browser durante le comunicazioni con il protocollo HTTP usato per la navigazione web.

Tale riconoscimento permette di memorizzare dati utili alla sessione di navigazione, ad esempio il contenuto del carrello di un negozio elettronico; coma anche di tracciare la navigazione dell’utente, ad esempio per fini statistici o pubblicitari.

I cookie, e in particolare i cookie di terza parte, sono frequentemente usati per memorizzare le ricerche di navigazione degli utenti; questi dati sensibili, possono essere una potenziale minaccia alla privacy degli utenti.

Ritornando aul sito del garante riporto la sezione riassuntiva “in particolare evidenza”  della pagina contenente le raccomansazioni sull’uso del banner di avviso:

• I siti che non utilizzano cookie non sono soggetti ad alcun obbligo

“il titolare del sito può dare l’informativa agli utenti con le modalità che ritiene più idonee, ad esempio, anche tramite l’inserimento delle relative indicazioni nella privacy policy indicata nel sito”

• Per l’utilizzo di cookie tecnici è richiesta la sola informativa (ad esempio nella privacy policy del sito). Non è necessario realizzare specifici banner.

• I cookie analitici sono assimilati a quelli tecnici solo quando realizzati e utilizzati direttamente dal sito prima parte per migliorarne la fruibilità.

• Se i cookie analitici sono messi a disposizione da terze parti i titolari non sono soggetti ad obblighi (notificazione al Garante in primis) qualora:

A) siano adottati strumenti che riducono il potere identificativo dei cookie (ad esempio tramite il mascheramento di porzioni significative dell’IP);

B) la terza parte si impegna a non incrociare le informazioni contenute nei cookies con altre di cui già dispone.

• Se sul sito ci sono link a siti terze parti (es. banner pubblicitari; collegamenti a social network) che non richiedono l’installazione di cookie di profilazione non c’è bisogno di informativa e consenso.

• Nell’informativa estesa il consenso all’uso di cookie di profilazione potrà essere richiesto per categorie (es. viaggi, sport).

Se il sito fa uso di Cookie di Profilazione (ivi inclusi il Tag di Remarketing Dinamico di Google o il Pixel di Remarketing di Facebook per la Custon Audience), il gestore del sito deve predisporre il Banner, con l’informativa breve dove ne dichiara l’uso e provvede al blocco preventivo di tali Cookie che non potranno
essere installati sul PC del visitatore sino a quando quest’ultimo non ne accetta l’uso e quindi la loro installazione sul proprio dispositivo.

• È possibile effettuare una sola notificazione per tutti i diversi siti web che vengono gestiti nell’ambito dello stesso dominio.

• Gli obblighi si applicano a tutti i siti che installano cookie sui terminali degli utenti, a prescindere dalla presenza di una sede in Italia.

Si rappresenta che soluzioni per l’acquisizione del consenso basate su “scroll”, ovvero sulla prosecuzione della navigazione all’interno della medesima pagina web, da molti prospettate e in effetti particolarmente rilevanti nel caso di dispositivi mobili, sono considerate in linea con i requisiti di legge, qualora queste siano chiaramente indicate nell’informativa e siano in grado di generare un evento, registrabile e documentabile presso il server del gestore del sito (prima parte), che possa essere qualificato come azione positiva dell’utente.

 

Papa francesco: servono etica e spiritualità a chi naviga online

Riporto un brano del “Discorso del santo Padre francesco all’università Roma tre” tenuto Venerdì, 17 febbraio 2017.
Certamente non è una notizia recente ma la riporto volentieri per l’autorevolezza della fonte e perché solo adesso ho avuto occasione di conoscere il testo.

Questo è quanto il Santo Padre consiglia a chi ha occasione di utilizzare i social network per diletto o per lavoro:
“In ogni ambiente, specialmente in quello universitario, è importante leggere e affrontare questo cambiamento di epoca con riflessione e discernimento, cioè senza pregiudizi ideologici, senza paure o fughe.

Ogni cambiamento, anche quello attuale, è un passaggio che porta con sé difficoltà, fatiche e sofferenze, ma porta anche nuovi orizzonti di bene.

I grandi cambiamenti chiedono di ripensare i nostri modelli economici, culturali e sociali, per recuperare il valore centrale della persona umana.

Riccardo, nella terza domanda, ha fatto riferimento alle “informazioni che in un mondo globalizzato sono veicolate specialmente dai social network”.

In questo ambito così complesso, mi pare sia necessario operare un sano discernimento, sulla base di criteri etici e spirituali.

Occorre, cioè, interrogarsi su ciò che è buono, facendo riferimento ai valori propri di una visione dell’uomo e del mondo, una visione della persona in tutte le sue dimensioni, soprattutto in quella trascendente.”

Per quanto posso capire ci consiglia di usare l’etica ed una sana preparazione per affrontare il flusso di notizie, quasi sempre incontrollato, che quotidianamente ci raggiunge via web.

Cito ancora: «occorre interrogarsi su ciò che [via web e social] è buono, facendo riferimento ai valori propri di una visione dell’uomo e del mondo, una visione della persona in tutte le sue dimensioni, soprattutto quella trascendente»

Non è certamente la prima volta che il papa affronta questo tema, potete trovare altri collegamenti e citazioni da questo articolo di Avvenire

 

il rapporto Freedom on the Net 2017

Freedom House è una organizzazione non governativa internazionale, con sede a Washington, D.C., che conduce attività di ricerca e sensibilizzazione su democrazia, libertà politiche, e diritti umani. Freedom House pubblica un rapporto annuale dal titolo Freedom in the net (Libertà di internet) che misura il grado di libertà civili e diritti politici garantiti durante la navigazione online.
Già il titolo del rapporto per il 2017 non è incoraggiante:

Manipolare i social media per indebolire la democrazia

Risultati chiave

  • Le tattiche di manipolazione e disinformazione online hanno svolto un ruolo importante nelle elezioni in almeno 18 paesi nell’ultimo anno, compresi gli Stati Uniti.
  • Le tattiche di disinformazione hanno contribuito al settimo anno consecutivo di calo generale della libertà di internet, così come l’aumento delle interruzioni nel servizio Internet mobile e l’aumento degli attacchi fisici e tecnici a difensori dei diritti umani e media indipendenti.
  • Un numero record di governi ha limitato il servizio Internet mobile per ragioni politiche o di sicurezza, spesso in aree popolate da minoranze etniche o religiose.
  • Per il terzo anno consecutivo, la Cina è stata la peggiore persona che ha abusato della libertà di Internet, seguita dalla Siria e dall’Etiopia.

I governi di tutto il mondo hanno aumentato drasticamente i loro sforzi per manipolare le informazioni sui social media nell’ultimo anno.

I regimi cinese e russo hanno aperto la strada all’uso di metodi surrettizi per distorcere le discussioni online e sopprimere il dissenso più di un decennio fa, ma da allora la pratica è diventata globale.

Tali interventi guidati dallo stato rappresentano una grave minaccia alla nozione di internet come tecnologia liberatrice. La manipolazione dei contenuti online ha contribuito al settimo anno consecutivo di declino generale della libertà di internet, insieme a un aumento delle interruzioni nel servizio Internet mobile e all’aumento degli attacchi fisici e tecnici ai difensori dei diritti umani e ai media indipendenti.

Quasi la metà dei 65 Paesi valutati su Freedom on the Net ha registrato un calo nel corso del periodo di copertura, mentre solo 13 hanno ottenuto guadagni, la maggior parte dei quali minori. Meno di un quarto degli utenti risiede in paesi in cui Internet è designato gratuitamente, il che significa che non vi sono ostacoli importanti all’accesso, restrizioni onerose sui contenuti o gravi violazioni dei diritti degli utenti sotto forma di sorveglianza incontrollata o ripercussioni ingiuste per discorsi legittimi.

L’uso di “notizie false”, account “bot” automatizzati e altri metodi di manipolazione ha guadagnato particolare attenzione negli Stati Uniti. Mentre l’ambiente online del paese è rimasto generalmente libero, è stato turbato da una proliferazione di articoli di giornale fabbricati, vetri parziani divisivi e molestie aggressive di molti giornalisti, sia durante che dopo la campagna elettorale presidenziale.

Gli sforzi online della Russia per influenzare le elezioni americane sono stati ben documentati, ma gli Stati Uniti non erano affatto soli in questo senso. Le tattiche di manipolazione e disinformazione hanno svolto un ruolo importante nelle elezioni in almeno 17 altri paesi nel corso dell’ultimo anno, danneggiando la capacità dei cittadini di scegliere i loro leader sulla base di notizie concrete e di dibattiti autentici.

Sebbene alcuni governi abbiano cercato di sostenere i loro interessi ed espandere la loro influenza all’estero – come con le campagne di disinformazione della Russia negli Stati Uniti e in Europa – nella maggior parte dei casi hanno usato questi metodi all’interno dei loro confini per mantenere la loro presa sul potere.

Venezuela, Filippine e Turchia sono stati tra i 30 paesi in cui si è scoperto che i governi impiegano eserciti di “opinion shapers” per diffondere opinioni del governo, guidare programmi particolari e contrastare i critici del governo sui social media.

Il numero di governi che tentano di controllare le discussioni online in questo modo è aumentato ogni anno da quando Freedom House ha iniziato a seguire sistematicamente il fenomeno nel 2009. Ma negli ultimi anni, la pratica è diventata significativamente più diffusa e tecnicamente sofisticata, con i produttori di propaganda e bot e prese di notizie false che sfruttano i social media e gli algoritmi di ricerca per garantire un’elevata visibilità e un’integrazione perfetta con i contenuti di fiducia.

A differenza di altri metodi diretti di censura, come il blocco dei siti Web o gli arresti per attività su Internet, la manipolazione dei contenuti online è difficile da rilevare. È anche più difficile da combattere, data la sua natura dispersa e l’enorme numero di persone e bot impiegati per questo scopo. Gli effetti di queste tecniche di diffusione rapida sulla democrazia e l’attivismo civico sono potenzialmente devastanti.

La creazione di un sostegno popolare per le politiche governative sui social media crea un circolo vizioso in cui il regime si impegna essenzialmente, lasciando all’esterno gruppi indipendenti e cittadini ordinari.

E rafforzando la falsa percezione che la maggior parte dei cittadini ha con loro, le autorità sono in grado di giustificare le repressioni sull’opposizione politica e far avanzare le modifiche antidemocratiche a leggi e istituzioni senza un adeguato dibattito.

È preoccupante che la manipolazione sponsorizzata dallo stato sui social media sia spesso accompagnata da più ampie restrizioni sui mezzi di informazione che impediscono l’accesso al reporting oggettivo e rendono le società più suscettibili alla disinformazione.

Affrontando con successo la manipolazione dei contenuti e ripristinando la fiducia nei social media, senza compromettere la libertà di internet e dei media, occorreranno tempo, risorse e creatività.

I primi passi in questo sforzo dovrebbero includere l’educazione pubblica finalizzata a insegnare ai cittadini come rilevare notizie e commenti falsi o fuorvianti.

noltre, le società democratiche devono rafforzare i regolamenti per garantire che la pubblicità politica sia trasparente almeno online e offline.

E le aziende tecnologiche dovrebbero fare la loro parte riesaminando gli algoritmi alla base della curatela delle notizie e disabilitando in modo proattivo i bot e gli account falsi utilizzati per fini antidemocratici.

In assenza di una campagna globale per affrontare questa minaccia, le tecniche di manipolazione e disinformazione potrebbero consentire ai moderni regimi autoritari di espandere il loro potere e influenza mentre erodono in modo permanente la fiducia degli utenti nei media online e nell’intero Internet.

 

Il rapporto continua qui con molte altre interessanti analisi, in inglese, farebbe comodo la traduzione? Se sì ditemelo12.

Troppe auto-diagnosi con Google, attenzione VOI non siete medici!

«Coloro che si sono già diagnosticati da soli tramite Google, ma desiderano un secondo parere, per cortesia controllino su yahoo.com».

Una frase scherzosa. Che circola su Internet da un po’ di tempo. Ma che diventa un caso se ad appenderla davanti al proprio ambulatorio è un medico dell’Istituto dei tumori di Milano, primo Irccs oncologico italiano per attività scientifica e produzione clinica, uno dei templi della lotta ai tumori nel nostro Paese. È accaduto pochi giorni fa.

Un fenomeno sempre più diffuso

Chi l’ha affissa ha pensato solo di avvertire in modo «leggero» i propri pazienti dei rischi che si corrono ad affidarsi alla rete per diagnosticarsi da soli malattie serie come i tumori, salvo poi arrivare troppo tardi a chiedere un parere a un esperto vero. Ma, al di là delle modalità irrituali, l’idea del camice bianco milanese esprime un disagio vero e una difficoltà importante. «Lo confermo» spiega Enzo Lucchini, presidente dell’Istituto dei tumori di Milano. «Il problema esiste ed è grave, anche se devo chiarire che l’iniziativa è stata presa a titolo personale, senza chiedere alcun permesso, e che dopo la pubblicazione sul sito del vostro giornale il foglio è stato evidentemente rimosso dall’interessato, visto che non l’abbiamo trovato».

Non poteva essere altrimenti in effetti, visto che il medico avrebbe rischiato probabilmente una discreta tirata d’orecchie dopo tanta inaspettata pubblicità. «L’iniziativa, anche se dissacrante, di sicuro non voleva in nessun modo colpevolizzare i malati, ma aiutarli» precisa il presidente dell’Int. «Oggi l’88 per cento delle persone va a cercare informazioni per la propria salute sui siti Internet e quasi la metà si affida alla prima pagina dei motori di ricerca.

Ma una autodiagnosi, specie nel caso di malattie come quelle che curiamo qui, è pericolosa». Anche se è giusta? «Può accadere che sia giusta, ma può capitare anche che il responso del web sia falsamente rassicurante e ritardi quindi l’inizio di cure necessarie, oppure che sia ansiogeno senza motivo e comporti un intasamento inutile dell’ospedale».

Però sarebbe ingenuo pensare di poter evitare questi problemi. «È vero — conclude Lucchini — ed è per questo, per esempio, che abbiamo sottoscritto un decalogo dei giornalisti scientifici contro le fake-news o che abbiamo preso altre iniziative per migliorare la comunicazione fra medici e pazienti e, più in generale fra l’istituto e l’esterno.

Speriamo che questa vicenda un po’ curiosa possa essere un seme che aiuti a riflettere e a far germogliare nuove idee per arginare questo genere di difficoltà». Anche perché, diciamolo, il dottor Google non mai preso la laurea e pure il dottor Yahoo non ha uno straccio di pezzo di carta, al massimo uno straccio di bit.