Ma la preoccupazione di Zuckerberg era già emersa a ottobre, quando, nel presentare il nuovo bilancio, ha evidenziato per la prima volta il calo degli adolescenti sul totale degli utenti. Secondo un rapporto di Piper Jaffray, pubblicato negli stessi giorni, è Twitter ora il network più amato dagli adolescenti americani, seguito da Instagram al pari merito con Facebook, che 3l’anno scorso era nettamente al primo posto con il 42 per cento delle preferenze. Ora scese al 23%.
Rivelatore è anche quanto detto la scorsa settimana da David A. Ebersman, chief financial officer di Facebook (durante una chiacchierata con gli analisti): ha riconosciuto un calo degli utenti giornalieri, soprattutto tra i teenager. Significa non solo che i minorenni frequentano di meno Facebook, ma anche che il loro disinnamoramento sta pesando sul bilancio complessivo degli utenti. Magari non cancellano il proprio profilo, ma vi accedono meno spesso, condividono meno aspetti della propria vita. Facebook diventa sempre meno essenziale per loro, insomma. E che sia un’emergenza lo dimostra anche la recente decisione di Zuckerberg di eliminare i limiti di pubblicazione per i teenagers. Prima questi potevano infatti pubblicare contenuti visibili solo ad amici o ad amici di amici, ora non ci sono più barriere. È un tentativo di inseguire i nuovi social network, la cui caratteristica comune è infatti la maggiore “liquidità” (per dirla con un termine caro al sociologo Zygmunt Bauman, quello della Società liquida). Sono più minimalisti, meno imnpegnativi. Permettono scambi più leggeri, immediati ed esclusivi. Instagram, Snapchat e altri network emergenti tra i teenager- come We Heart it lo fanno tramite le immagini, soprattutto, strumento che di per sé è congeniale a scambi liquidi ed emozionali, più della parola scritta. Ask.fm, altro recente successo tra i teenager, invece fonda questa liquidità sull’anonimato.
Ma dal punto di vista tecnico è proprio Snapchat a sparigliare le carte, di qui l’interesse di Zuckerberg: consente di scambiare immagini e video che restano visibili per un numero preimpostato di minuti, una specie di congegno di autodistruzione che ricorda le lettere alla James Bond.
Difficile immaginare qualcosa di più liquido e disimpegnato di un contenuto che fluttua senza lasciare traccia. L’ha spiegato anche Nathan Jurgenson, sociologo americano esperto di nuovi media e ora assunto come ricercatore: Facebook è ora più che altro un “ segnaposto esistenziale” per i ragazzi. Un luogo dove bisogna esserci e poco altro. O un supermercato, anonimo e freddo, dove si possono fare cose e incontrare persone qualsiasi. Il vero campo giochi, dove possono essere sé stessi e riconoscersi, il loro muretto digitale insomma è diventato qualcos’altro. Adesso si chiama Snapchat, in futuro chissà. Le passioni dei teenerager sono liquide come i social network che provano a rappresentarli.