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Una rete sociale (in lingua inglese social network) consiste in un qualsiasi gruppo di individui connessi tra loro da diversi legami sociali. Per gli esseri umani i legami vanno dalla conoscenza casuale, ai rapporti di lavoro, ai vincoli familiari. Le reti sociali sono spesso usate come base di studi interculturali in sociologia, in antropologia, in etologia.

L’analisi delle reti sociali, ovvero la mappatura e la misurazione delle reti sociali, può essere condotta con un formalismo matematico usando la teoria dei grafi. In generale, il corpus teorico ed i modelli usati per lo studio delle reti sociali sono compresi nella cosiddetta social network analysis.

La ricerca condotta nell’ambito di diversi approcci disciplinari ha evidenziato come le reti sociali operino a più livelli (dalle famiglie alle comunità nazionali) e svolgano un ruolo cruciale nel determinare le modalità di risoluzione di problemi e i sistemi di gestione delle organizzazioni, nonché le possibilità dei singoli individui di raggiungere i propri obiettivi.

Perché ci si impegna sempre meno nei Social Network?

Sembra un paradosso ma, se da una parte aumentano i social network, dall’altra parte si registra un calo dell’impegno degli utenti.

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Ho ripreso questo post da Veneto formazione perchè è uno dei pochi a trattare questo tema che presto diventerà di grande interesse per tutti

Nel corso del 2015, secondo i dati pubblicati da SimpleReach Digiday, il traffico nei siti dei maggiori editori attivi su Facebook è calato vertiginosamente. Ben oltre il 30%.

Da Gennaio a Settembre è stato riscontrato che il traffico da Facebook al The Huffington Post è sceso del 60,1%. Fox News ha registrato un calo del 48,2%.

Quindi se vi sembra che la vostra pagina Facebook non riesca a decollare, se notate una diminuzione dei dati referral, o del traffico al blog, non dipende solo dalle vostre conoscenze in campo social, siete in buona compagnia.

Non è tutto, Forrester ha rilevato, già all’inizio del 2015 che il coinvolgimento degli utenti è in netto calo, parlo di commenti, condivisioni e like. Questo potrebbe far pensare ad una carestia di contenuti, ma in realtà le azienda si stanno impegnando più che mai nella realizzazione di contenuti.

Ma allora, perché sta succedendo questo?

La ricerca condotta da Forrester nel 2015 si è concentrata sui migliori 50 brand americani attivi nei social network.

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18.3 tweet a settimana su Twitter
6.5 post alla settimana su Facebook
4.9 immagini pubblicate su Instagram, ogni settimana

Come si può notare, l’impegno delle aziende è stato costante e consistente. I contenuti sono aumentati in media del 35% secondo TrackMaven. I risultati relativi ai nuovi follower, infatti, sono positivi, con un aumento doppio di fan, rispetto l’anno precedente. Se poi consideriamo Instagram, in media le aziende hanno raggiunto un aumento cinque volte superiore del numero di fan.

Tuttavia, se andiamo in profondità, ecco che troviamo il vero dato significativo.
Il coinvolgimento degli utenti su Instagram si è ridotto quasi della metà (vedi tabella sotto) e solo in Facebook si nota un miglioramento, con tutta probabilità riferito alle inserzioni a pagamento.

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Chi è il colpevole?

Le ragioni di questa “crisi” di impegno ha due colpevoli:

La saturazione dei contenuti condivisi.
Le strategie dei principali Social Network, orientati a garantire maggiore visibilità, solo a chi è disposto a investire in attività pubblicitarie.
Bisogna arrendersi all’evidenza. I social network non sono più l’ancora di salvataggio del bilancio marketing di un’azienda. Qualche anno fa Facebook garantiva un ottimo ritorno senza troppi sforzi economici. Tutto sembrava facile ed estremamente efficace.

Oggi il mercato è cambiato. Dopo tutto, come è possibile adattarsi ad un ambiente in continua evoluzione?
Le aziende devono mettersi in testa che un’attività nei social network, non rappresenta una scorciatoia per il successo, ma è parte di una strategia di digital marketing, come l’e-mail marketing, o la classica promozione display nei portali verticali.

È un errore fermarsi al numero di fan. I marketers devono prendere in considerazione la conversazione che si concentra intorno ad un singolo contenuto e non la quantità dei contenuti.

La presenza nella comunità

Non esiste un unico percorso quando si innesca una strategia social. Le delusioni sono dietro l’angolo, ma fanno parte del gioco. Quando si accetta di confrontarsi con un mercato che non si conosce alla perfezione, sarebbe stupido, non considerare una percentuale di rischio e di fallimento.

Nei social network questo dato è evidente, non solo a chi gestisce una pagina aziendale, ma anche a tutti gli utenti. Un post che non riesce a raggiungere abbastanza visualizzazioni e non riesce a raccogliere interazioni, non riuscirà mai a creare quella partecipazione che tanto speravamo quando abbiamo programmato quel post. Questo non significa che siamo dei cattivi comunicatori. Non bisogna arrendersi e imparare ogni giorno qualcosa di utile per il futuro, aggiornandosi di continuo.

La risposta alle nostre pene, non è il singolo social network o il blog. Bisogna cercare di costruire intorno ai contenuti una comunità di fedelissimi che non aspettano passivamente l’intervento degli utenti, ma agiscono a sostegno del brand.

Il ruolo degli influencer nel corso del 2016 sarà, infatti, determinante per spingere la voce dell’azienda nella giusta direzione. L’analisi dei dati, la costruzione di percorsi di fidelizzazione permetteranno di concentrare gli sforzi su un target molto circoscritto, ma altamente sensibile al messaggio comunicato.

Non solo, la credibilità e l’autorevolezza del brand deve necessariamente prendere forme nuove. I video, il live streaming, le operazioni cross-channel sono solo alcuni dei mezzi che in un futuro molto vicino, avranno un peso specifico importante all’interno di ogni strategia marketing.

Con Marketplace, Facebook si lancia nell’ecommerce

La sezione per comprare oggetti in Marketplace avrà una home page generata automaticamente: per vendere invece, basta postare una foto con i dettagli del prodotto

Vendere e scambiare oggetti attraverso i Gruppi di Facebook è già pratica consolidata (450 milioni di utenti al mese, secondo i dati dell’azienda), ma il social network ha messo in campo una funzione che vuole accaparrarsi una cospicua fetta del mercato nell’e-commerce. Si chiama Marketplace, ed è una sezione che, tanto per cominciare, genererà automaticamente una home page di prodotti in vendita in base ai gusti dell’utente (Pagine, Gruppi, acquisti precedenti, etc)
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Da lì si potrà fare un’offerta al venditore, o scrivergli. Per mettere a propria volta un annuncio di vendita online, basterà caricare una foto con descrizione, prezzo e zona. Per far capire la portata della novità, lanciata in Stati Uniti, Regno Unito, Australia e Nuova Zelanda, Facebook ha posizionato l’icona di Marketplace al centro della riga in basso dell’applicazione mobile, quindi nella posizione ora occupata dall’icona di Messenger (che si sposterà, a giudicare dalle immagini, in alto a sinistra).

Marketplace non ha una versione desktop, ma solo mobile, e non consentirà la vendita di prodotti quali armi da fuoco, animali e alcolici (e altri di matrice illegale, ovviamente). Gli utenti potranno segnalare atteggiamenti impropri, che verranno valutati da una squadra. Così come succede per molte delle nuove funzioni che Facebook mette a disposizione, anche in questo caso, l’idea arriva dall’osservazione degli atteggiamenti degli utenti. “Abbiamo notato che molte persone sfogliavano Marketplace senza necessariamente essere in cerca di qualcosa“, ha commentato Bowen Pan, Project Manager, a The Verge: “Un atteggiamento che rispecchia l’esperienza online dell’andare in giro per mercatini la domenica, o al centro commerciale.

Vi consiglio “Facebook e Twitter: manuale di autodifesa” per chi frequenta i social network

Anche Paolo Attivissimo fa parte della persone che contribuiscono a rendere internet un posto migliore, in particolare Attivissimo lo fa tramite il suo blog Il Disinformatico che serve appunto come servizio antibufala telematica (tantissime e sempre demenziali, specialmente nei social network).

Ci tornerò comunque per una presentazione più approfondita.

Intanto vorrei caldamente consigliare il manuale di sopravvivenza per chi utilizza i social network,scritto da lui, contiene consigli utilissimi “Facebook e Twitter: manuale di autodifesa” scaricabile gratuitamente da Slideshare  in formato .pdf

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Di seguito riporto la sezione di inizio del manuale, 12 regole di base che vanno seguite sempre

Per chi ha fretta

1. Nei social network è facile fingere di essere qualcun altro e i controlli sono scarsi: non fidatevi di identità non autenticate.
2. Usate uno pseudonimo, anche se è contro le regole del social network, e datelo soltanto agli amici fidati: vi mette al riparo dalle molestie degli sconosciuti e da chi ce l’ha con voi.
3. Accettate richieste d’amicizia soltanto da chi conoscete nella vita reale e verificate di persona la loro identità: meglio avere pochi amici ma buoni.
4. Se possibile, impostate tutto, anche la lista dei vostri amici, in modo che sia visibile soltanto agli amici verificati.
5. Non fidatevi delle promesse di privacy del social network, specialmente per le foto: sono false o comunque si possono aggirare. Lo scopo dei social network non è proteggere i fatti vostri, ma venderli: non vi potete fidare che li custodiscano bene.
6. Presumete che tutto quello che fate su un social network sia visibile a chiunque, compreso il vostro peggior nemico, il vostro ex partner sentimentale, il vostro datore di lavoro, i vostri genitori. Lo è o lo può diventare molto facilmente.
7. Una volta che una cosa finisce su Internet, ci resta per sempre: rimuoverla davvero è impossibile.
8. La gente è molto più crudele di quello che immaginate. Non rendetevi vulnerabili. Siate paranoici.
9. Tutto quello che fate su Internet e nei social network è tracciabile e viene tracciato.
10. Disattivate la geolocalizzazione: serve soltanto ai pubblicitari e ai molestatori.
11. Se una persona o una proposta su un social network sembra troppo bella per essere vera, probabilmente non è vera.
12. Non fidatevi mai di messaggi che vi chiedono la password e non seguite link che promettono di portarvi alle pagine di accesso a un social network: di solito sono trappole per rubarvi la password, che va custodita come le chiavi di casa.

Un quarto dei giovani non usa i social network. Un dato da non sottovalutare

Per individuarli vengono utilizzati i nomi più disparati: Generazione Y, Millennials, ma anche Echo Boomers. Sono quei giovani nati nel ventennio che va dai primi anni ’80 all’inizio del secondo attuale. Esseri umani che, volenti o nolenti, si sono trovati nel bel mezzo della più grande rivoluzione digitale di sempre: Internet e i suoi derivati.

Su questa generazione sono stati pubblicati decine di studi.
Sappiamo che 8 su 10 spesso finiscono per addormentarsi con lo smartphone fra le lenzuola, che 2 su 3 hanno mandato un sms (almeno una volta) mentre erano al volante di un’auto, che 1 su 5 ha pubblicato almeno un video che lo riguarda in Rete. E infine che 75 su 100 hanno almeno un profilo su un social network (che sia Facebook, Twitter o Instagram cambia poco).
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