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Google annuncia il nuovo ad blocker

Building a better web for everyone

tratto da Blog.Google

La stragrande maggioranza dei creatori di contenuti online finanzia il proprio lavoro con la pubblicità. Ciò significa che si desiderano  pubblicare sui loro siti post o articoli avvincenti, utili e coinvolgenti, quel tipo di contenuto profesionale che in realtà gli utenti vogliono vedere e che sia in grado di interagire con le persone.

Ma in realtà è  fin troppo comune  che le chi naviga sul Web incontri annunci fastidiosi e intrusivi sul Web, come quelli che suonano inaspettatamente la musica, o ti costringono ad aspettare 10 secondi prima di poter vedere il contenuto della pagina.

Queste frustranti esperienze possono portare alcune persone a bloccare tutti gli annunci, creando un grande ostacolo ai creatori di contenuti, ai giornalisti, agli sviluppatori web e ai videomaker che dipendono dagli annunci per finanziare la loro creazione di contenuti. Crediamo che gli annunci online dovrebbero essere migliori.

Ecco perché abbiamo aderito a Coalition for Better Ads, un gruppo industriale dedicato al miglioramento degli annunci online. Gli annunci Better Ads Standard recentemente annunciati del gruppo forniscono indicazioni chiare, pubbliche e basate sui dati su come il settore può migliorare gli annunci per i consumatori, e oggi mi piacerebbe annunciare come pensiamo di supportarlo.

Nuovi strumenti per gli editori

Il nuovo rapporto Esperienza con gli annunci aiuta i publisher a capire in che modo gli standard Better Ads si applicano ai propri siti web. Fornisce screenshot e video di esperienze pubblicitarie fastidiose che abbiamo identificato per facilitare la ricerca e la risoluzione dei problemi. Per un elenco completo di annunci da utilizzare, i publisher possono visitare la nostra nuova guida alle best practice.

Quindi Chrome non mostrerà più inserzioni, incluse quelle di proprietà o fornite da Google, che non sono conformi agli standard della Coalition for Better Ads, consorzio che include la stessa Google, oltre a Facebook, News Corp e Unilever, con l’obiettivo di fornire linee guida chiare su come le aziende possano migliorare gli annunci per i consumatori.

Ad essere bloccate saranno, quindi, le pubblicità più fastidiose sia per desktop sia per mobile, come, ad esempio, i pop-up, quelle che riproducono automaticamente video con audio attivo o quelle che coprono parzialmente i contenuti.

News Feed FYI: il muro di Facebook si aggiorna

Lars Backstrom sul blog  di Facebook for Business, comunica le strategie future di Facebook in merito alla gestione dei News feed, cioè i criteri con i quali viene assegnata la priorità ai post che compaiono sulla vostra pagina di Facebook.

Lavoriamo continuamente per migliorare le News Feed e di tanto intanto aggiorniamo l’algoritmo che determina quali storie appaiono per prime. Abbiamo sentito dai nostri utenti e proprietari di pagine che dobbiamo fare un lavoro migliore per comunicare questi aggiornamenti. vA partire da oggi, proveremo a cambiarlo.

I post del blog FYI (per tua info) , a partire da questo, evidenzieranno i principali aggiornamenti di News Feed e spiegheranno le loro idee.

L’obiettivo di News Feed è consegnare il contenuto giusto alle persone giuste al momento giusto in modo da non perdere le storie che sono importanti per loro. Idealmente, desideriamo che News Feed mostri tutti i post che le persone vogliono vedere nell’ordine in cui vogliono leggerli. Non è una cosa da poco: ogni volta che qualcuno visita News Feed ci sono in media 1.5001 potenziali storie di amici, persone che seguono e Pages da vedere, e la maggior parte delle persone non ha abbastanza tempo per vederle tutte.

Queste storie includono tutto, dalle foto di matrimonio pubblicate da un migliore amico, a un conoscente che si registra in un ristorante. Con così tante storie, c’è una buona probabilità che alla gente manchi qualcosa che volevano vedere se mostrassimo un flusso continuo di informazioni non classificate.

La nostra classifica non è perfetta, ma nei nostri test, quando smettiamo di dare liste di precedenza e invece mostriamo i post in ordine cronologico, il numero di storie che le persone leggono e i mi piace e i commenti che fanno diminuiscono.

In che modo News Feed sa quale di quelle 1.500 storie da mostrare? Permettendo alle persone di decidere con chi e cosa connettersi e ascoltando il feedback.

Quando un utente apprezza qualcosa, dice a News Feed che vuole vederne di più; quando nascondono qualcosa, questo indica a News Feed di mostrare meno contenuti in futuro. Questo ci consente di dare priorità a una media di 300 storie su queste 1.500 storie da mostrare ogni giorno.

L’algoritmo del feed di notizie risponde ai tuoi segnali , come, ad esempio: quanto spesso interagisci con quell’amico, Pagina o personaggio pubblico (come un attore o un giornalista) . Quanto hai interagito con questo tipo di post in passato Se tu e altre persone su Facebook ci nascondete o segnalate un determinato post

Un modo migliore per far emergere storie più vecchie>  oggi noi stanno annunciando un aggiornamento all’algoritmo del ranking di News Feed. Ora le storie organiche che le persone non sono riuscite a scorrere abbastanza per vederle completamente possono riapparire nella parte superiore del News Feed se le storie stanno ancora ricevendo molti Mi piace e commenti. I primi dati dimostrano che ciò migliora l’esperienza di News Feed: in un recente test con un numero limitato di utenti, questo cambiamento ha comportato un aumento del 5% del numero di Mi piace, commenti e condivisioni nelle storie organiche viste dagli amici e 8 % di aumento di Mi piace, commenti e condivisioni sulle storie organiche che hanno visto da Pages

In precedenza, le persone leggevano il 57% delle storie nei loro feed di notizie, in media.

Non scorrevano abbastanza a lungo per vedere l’altro 43%. Quando le storie non lette sono state riptoposte, la frazione di storie letto è aumentata al 70%. I dati suggeriscono che questo aggiornamento fa un lavoro migliore di mostrare alle persone le storie che vogliono vedere, anche se le hanno perse la prima volta.

Per i proprietari di Pagina, ciò significa che i loro post della pagina organici più popolari hanno una maggiore possibilità di essere mostrati a più persone, anche se hanno più di qualche ora. Gli inserzionisti dovrebbero notare, tuttavia, che questa modifica non ha alcun impatto sul modo in cui i contenuti a pagamento vengono visualizzati nei feed di notizie.

L’obiettivo con gli aggiornamenti dell’algoritmo è quello di continuare a migliorare il feed delle notizie. Continueremo a tenerti aggiornato sugli aggiornamenti che facciamo in risposta al feedback delle persone. Restate sintonizzati per di più.

Papa francesco: servono etica e spiritualità a chi naviga online

Riporto un brano del “Discorso del santo Padre francesco all’università Roma tre” tenuto Venerdì, 17 febbraio 2017.
Certamente non è una notizia recente ma la riporto volentieri per l’autorevolezza della fonte e perché solo adesso ho avuto occasione di conoscere il testo.

Questo è quanto il Santo Padre consiglia a chi ha occasione di utilizzare i social network per diletto o per lavoro:
“In ogni ambiente, specialmente in quello universitario, è importante leggere e affrontare questo cambiamento di epoca con riflessione e discernimento, cioè senza pregiudizi ideologici, senza paure o fughe.

Ogni cambiamento, anche quello attuale, è un passaggio che porta con sé difficoltà, fatiche e sofferenze, ma porta anche nuovi orizzonti di bene.

I grandi cambiamenti chiedono di ripensare i nostri modelli economici, culturali e sociali, per recuperare il valore centrale della persona umana.

Riccardo, nella terza domanda, ha fatto riferimento alle “informazioni che in un mondo globalizzato sono veicolate specialmente dai social network”.

In questo ambito così complesso, mi pare sia necessario operare un sano discernimento, sulla base di criteri etici e spirituali.

Occorre, cioè, interrogarsi su ciò che è buono, facendo riferimento ai valori propri di una visione dell’uomo e del mondo, una visione della persona in tutte le sue dimensioni, soprattutto in quella trascendente.”

Per quanto posso capire ci consiglia di usare l’etica ed una sana preparazione per affrontare il flusso di notizie, quasi sempre incontrollato, che quotidianamente ci raggiunge via web.

Cito ancora: «occorre interrogarsi su ciò che [via web e social] è buono, facendo riferimento ai valori propri di una visione dell’uomo e del mondo, una visione della persona in tutte le sue dimensioni, soprattutto quella trascendente»

Non è certamente la prima volta che il papa affronta questo tema, potete trovare altri collegamenti e citazioni da questo articolo di Avvenire

 

Afterlife digitale: il social che ti rende eterno ma solo online

tradotto ed adattato per l’italia da The Telagraph

Un nuovo social network afferma di trasformare gli utenti in “esseri eterni” usando l’intelligenza artificiale per creare controparti virtuali

Eter9 ricorda un episodio di Black Mirror, in cui Martha creava una versione virtuale di suo marito morto che usa la sua storia online.

Questo viene dichiarato nella home del social.

Itelligenza artificiale

ETER9 è un social network che si basa sull’intelligenza artificiale come elemento centrale, ed è attualmente nella fase BETA. Anche in tua assenza, gli esseri virtuali pubblicheranno, commenteranno e interagiranno con te in modo intelligente.

Controparte

La controparte è il tuo sé virtuale che rimarrà nel sistema e interagirà con il mondo proprio come faresti se tu fossi presente. La tua controparte imparerà di più con ogni azione che fai. Più interagisci nel nuovo social network, più la tua controparte apprenderà!

Cyber eternità

Eternizing è un modo per mantenere i tuoi pensieri e post per sempre. Sei curioso? Vieni a conoscere la tua controparte e diventa eterno. Sfida l’impossibile

L’immortalità digitale è stata a lungo oggetto di fantascienza, dal film di Hollywood Transcendence al film dark 4 satirico di Channel Broker Black Mirror, ma un nuovo social network afferma di offrire proprio questo ai suoi utenti. Il servizio, chiamato Eter9, afferma di apprendere la tua personalità, utilizzando l’intelligenza artificiale (AI) e continua a pubblicare aggiornamenti per tuo conto dopo la tua morte, trasformando gli utenti in “esseri eterni”.

Eter9 presenta un newsfeed simile a Facebook e una “corteccia” che funziona molto come un muro di Facebook. Puoi anche “somile” alle cose, che è simile a “like” su Facebook e adottare esseri virtuali conosciuti come Niner per agire da “assistenti”. Analizzando ciò che condividi e come commenta e interagisci con altri utenti, Eter9 usa l’intelligenza artificiale per creare una “controparte” virtuale che può imitare il tuo comportamento dopo la tua morte.

Più interagisci sul social network, più la tua controparte imparerà, secondo Henrique Jorge, creatore di Eter9, rendendo sempre più convincenti le interazioni con utenti e altre controparti virtuali. “Eter9 rende possibile l’eternalizzazione dell’utente e conferisce loro la capacità permanente di interagire all’interno della rete 24 ore su 24, 7 giorni su 7 attraverso un elemento chiamato controparte, che sarà attivo anche mentre l’utente è offline, sia in termini di pubblicazione di contenuti che di commenti” come la società afferma sul suo sito web.

“La controparte sarà anche responsabile della vita eterna dell’utente, la controparte assorbirà tutte le informazioni in base ai post e ai commenti e elaborerà tali informazioni entro i limiti delle conoscenze acquisite.”

Jorge ha detto che il nome Eter9 è la combinazione di “Eter” – le prime quattro lettere della parola “Eternity” – e “9” – dall’espressione “Cloud 9”, che si riferisce a uno stato di completa felicità. Il social network è solo nella fase Beta, ma 5.000 persone hanno già aderito per usarlo – anche se alcuni hanno descritto il concetto come “inquietante” o “spettrale”.

“Stiamo cercando di creare un sistema di intelligenza artificiale che impari più velocemente da altre reti come Facebook, dato che le informazioni Eter9 al momento sono piuttosto piccole”, ha detto Jorge a BBC Newsbeat.

Questo non è il primo sito internet a promettere la vita eterna nel mondo online. Ad esempio, un’azienda americana chiamata Lifenaut offre la possibilità di fare “un ricco sostegno” della tua vita creando un avatar digitale basato su foto, registrazioni vocali e altre informazioni.

Nel frattempo, Facebook ha recentemente lanciato la sua funzione “contatti legacy” nel Regno Unito, consentendo agli utenti di nominare un “esecutore online” del proprio profilo per decidere cosa succede dopo la morte. Il contatto legacy sarà in grado di amministrare la pagina dopo che l’utente è passato a miglior vita: scrivendo un ultimo post, aggiornando la sua copertina e la foto del profilo e persino approvando nuove richieste di amicizia.

La classifica Google trends 2017

Google trends dà la classifica dei termini che hanno avuto trends di crescita più rilevanti per ogni paese, nel 2017.

Vi invitamo a visitare la pagina dove troverete tanti altri risultati divisi per aree, corredati da grafcic che ne illustrano i rispettivi tren di crescita.

Google Trends registra quanto si modifica nel corso del tempo il volume di ricerca per ogni singolo termine cercato nel mondo, attenzione NON registra quindi il volume complessivo delle ricerche complessive.

Questo non sanno  alcuni “esperti di settore” che fanno divulgazione specialistica sulle testate di informazione online e non, quindi…

quest’anno alcune importanti  testate  hanno sbagliato in maniera eclatante a riferire i dati

oppure, per meglio dire, non hanno proprio compreso la funzione dello strumento, generando così l’ennesima fake new a proposito di Nadia Toffa, che grazie a loro è diventata una star del web…

Scopri gli argomenti più cercati nel 2017 – Italia

Parole Come fare… Mete
Nadia Toffa
Rigopiano
Italia – Svezia
Sanremo
Terremoto
Giro d’Italia
Occidentali’s Karma
Tour de France
Corea del Nord
Champions
Le olive in salamoia
Il back up
La marmellata di albicocche
La carbonara
Lo screenshot
Il pesto
La crema pasticcera
Le bolle di sapone
Il passaporto
Il cubo di Rubik
Sicilia
Grecia
Sardegna
Caraibi
Palinuro
Croazia
Gaeta
Cilento
Tenerife
Malta

 

Personaggi Perchè Eventi
Nadia Toffa
Gianluigi Donnarumma
Nicky Hayden
Paolo Villaggio
Fabrizio Frizzi
Chester Bennington
Ermal Meta
Chiara Ferragni
Chris Cornell
Fiorella Mannoia
La Catalogna vuole l’indipendenza
Fischiano le orecchie
Le cicale cantano
Si festeggia l’8 marzo
Si festeggia ferragosto
Il sale scioglie il ghiaccio
La Corea del Nord vuole attaccare gli Stati Uniti
Fedez piange
Si chiama Blockhaus
C’è la guerra in Siria
Italia – Svezia
Sanremo
Terremoto
Giro d’Italia
Tour de France
Corea del Nord
Champions League
Catalogna
Uragano Irma
Manchester

A volte i giornalisti sono i veri ignoranti digitali

Scusate lo sfogo (di rabbia), ma davvero è ora  che i vari giornalisti, anche quelli che seguono l’informazione specializzata nel settore digitale, prima di prendere carta e penna per scrivere di internet, frequentino un bel corso sulle nozioni di base del mondo web e dintorni.

Non parlo solamente di redattori di testate locali, e neanche di testate nazionali italiane ma di organi di stampa con importanza mondiale come Newsweek.

Vi spiego cos’è successo:

Sono usciti da poco i rislultati di Google Trends per il 2017 , che potete vedere qui

Vi invito a leggerli perchè tra l’altro sono interessanti, al di là della normale curiosità. Infatti aiutano anche chi fa SEO a comprendere quali potranno essere le future killer keyword e con quali logiche verranno cercate.

Ora Google trends registra  appunto i trend cioè l’eventuale crescita di ricerche per i relativi termini in un determinato arco temporale, mentre non registra il volume totale di ricerche per termine, questo dato è reperibile su GoogleAdwords/strumento per le parole chiave.

Lo sanno anche i principianti del web ma non i giornalisti di settore, cito tra gli altri: Radio Deejay, Huffingtonpost.ot, leggo.it, lastampa.it e quotidiano.net che ha l’onore di comparire anche tra le notizie riportate da Google trends. ecc. Scambiano valori di tendenza per valori assoluti, senza neanche notare che per essere valori assoluti sarebbero comunque molto bassi.

Questo errore di interpretazione porta tutti questi esperti a proclamare che nadia Toffa è il personaggio più ricercato su Google per il 2017.

Ora Nadia Toffa, una delle iene, conosciuta certamente ma non a livello mondiale, risulta essere ai primi posti tra i risultati di Google trends, anche a causa dei recenti problemi di salute che l’hanno costretta ad interrompere momentaneamente la sua presenza in video.

Questo non significa che è ai primi posti tra le persone più ricercate su Google nel mondo (terzo posto per l’esattezza), ma solo che il suo nome ha avuto un picco accentuato del numero di ricerche che restano comunque non elevatissime in termini assoluti.

Mi occcupo spesso di fake news, oggi un problema sempre più grave, pensate solo ai potenziali rischi relativi alla disinformazione legata alla salute. Mia convinzione è che l’unica maniera di combatterla sia dotare gli utenti di strumenti culturali idonei a valutare la credibilità delle news.

Ma se anche chi dovrebbe fare informazione qualificata dimostra di non avere la necessaria preparazione, generando così, a sua volta, fake news, perdonate, ma mi cascano le braccia

 

Troppe auto-diagnosi con Google, attenzione VOI non siete medici!

«Coloro che si sono già diagnosticati da soli tramite Google, ma desiderano un secondo parere, per cortesia controllino su yahoo.com».

Una frase scherzosa. Che circola su Internet da un po’ di tempo. Ma che diventa un caso se ad appenderla davanti al proprio ambulatorio è un medico dell’Istituto dei tumori di Milano, primo Irccs oncologico italiano per attività scientifica e produzione clinica, uno dei templi della lotta ai tumori nel nostro Paese. È accaduto pochi giorni fa.

Un fenomeno sempre più diffuso

Chi l’ha affissa ha pensato solo di avvertire in modo «leggero» i propri pazienti dei rischi che si corrono ad affidarsi alla rete per diagnosticarsi da soli malattie serie come i tumori, salvo poi arrivare troppo tardi a chiedere un parere a un esperto vero. Ma, al di là delle modalità irrituali, l’idea del camice bianco milanese esprime un disagio vero e una difficoltà importante. «Lo confermo» spiega Enzo Lucchini, presidente dell’Istituto dei tumori di Milano. «Il problema esiste ed è grave, anche se devo chiarire che l’iniziativa è stata presa a titolo personale, senza chiedere alcun permesso, e che dopo la pubblicazione sul sito del vostro giornale il foglio è stato evidentemente rimosso dall’interessato, visto che non l’abbiamo trovato».

Non poteva essere altrimenti in effetti, visto che il medico avrebbe rischiato probabilmente una discreta tirata d’orecchie dopo tanta inaspettata pubblicità. «L’iniziativa, anche se dissacrante, di sicuro non voleva in nessun modo colpevolizzare i malati, ma aiutarli» precisa il presidente dell’Int. «Oggi l’88 per cento delle persone va a cercare informazioni per la propria salute sui siti Internet e quasi la metà si affida alla prima pagina dei motori di ricerca.

Ma una autodiagnosi, specie nel caso di malattie come quelle che curiamo qui, è pericolosa». Anche se è giusta? «Può accadere che sia giusta, ma può capitare anche che il responso del web sia falsamente rassicurante e ritardi quindi l’inizio di cure necessarie, oppure che sia ansiogeno senza motivo e comporti un intasamento inutile dell’ospedale».

Però sarebbe ingenuo pensare di poter evitare questi problemi. «È vero — conclude Lucchini — ed è per questo, per esempio, che abbiamo sottoscritto un decalogo dei giornalisti scientifici contro le fake-news o che abbiamo preso altre iniziative per migliorare la comunicazione fra medici e pazienti e, più in generale fra l’istituto e l’esterno.

Speriamo che questa vicenda un po’ curiosa possa essere un seme che aiuti a riflettere e a far germogliare nuove idee per arginare questo genere di difficoltà». Anche perché, diciamolo, il dottor Google non mai preso la laurea e pure il dottor Yahoo non ha uno straccio di pezzo di carta, al massimo uno straccio di bit.

 

Google e Facebook si fanno i fatti nostri – ancora –

articolo ripreso dal Foglio

I grandi fratelli dell’era digitale, Facebook e Google,non ci forniscono certamente i loro servizi per altruismo, in realtà raccolgono e commerciano i nostri dati, fornedoli a chi vuole influenzare le nostre decisioni in termini di acquisto o perggio.

Ogni giorno effettuiamo gratuitamente decine di ricerche su Google, probabilmente molte più volte accediamo gratuitamente su Facebook per vedere cosa scrivono amici e cosa scrivono le “Pagine” a cui abbiamo messo Mi Piace nel tempo. Una serie incredibile di contenuti ci vengono forniti gratuitamente in ogni istante della nostra vita digitale. Sembra che il gratuito sia la dominante di questo grande bazaar dell’informazione digitale, ma qualcuno disse tempo fa: “Se il servizio è gratuito, il prodotto sei tu” e forse tutti i torti non doveva averne.

Leggi anche: Chi fa businesss rivendendo i nostri dati personali?

Qualche settimana fa fece scalpore un video, visto da oltre un milione di persone, di un blogger americano che testimoniava come citando delle parole specifiche in presenza del proprio smartphone, poco dopo apparissero annunci pubblicitari inerenti i temi del discorso poco prima fatto. (in realtà il video è del Luglio del 2016 ma solo a inizio Novembre 2017 è diventato famoso in Italia).

Onestamente nessuno dotato di buon senso può pensare che allo stato attuale delle cose, Facebook riesca a catturare quello che diciamo in prossimità del nostro smartphone. Ben diverso è quando conversazioni e messaggi avvengono tramite l’ecosistema di Facebook, come Whatsapp e Messenger. In fondo cosa può impedire a Zuckemberg di intercettare singole parole (che potremmo chiamare topic o key) di un discorso e riuscire a dare questo dato ai propri insersionisti? Nulla.

Ad oggi il guadagno di Facebook è legato prettamente alla profilazione di tutti i suoi iscritti: età, sesso, orientamente religioso e politico, interessi, passioni, città, relazioni e qualsiasi altro tipo di comportamento o azioni svolta sul social. Tutta questa parte di noi stessi che riversiamo sul social, permette a Facebook di profilare ulteriormente ogni utente. Tutti questi dati sono il vero oro di Zuck che può rivendere ai propri inserzionisti.

Nn dovrebbe farlo? Facebook è un’azienda che genera tanti soldi, nel 2017 capitalizza 520 miliardi di dollari e negli ultimi tre anni i suoi ricavi sono balzati da quasi 8 a quasi 28 miliardi. Business in business.

Ma anche Google non è assolutamente da meno, basti pensare che chiunque disponga di uno smartphone con Android e utilzzi un profilo Google (ad esempio la posta Gmail configurata sul proprio smartphone), può letteralmente veder scorrere la propria vita sullo schermo. Nulla di nuovo sotto al sole, pensandoci bene la fortuna di Google è stata proprio quella di poter dare agli inserzionisti la possibilità di mostrare i propri annunci pubblicitari in base a quello che cercavano gli utenti, arrivando anche a situazioni che possono aver sicuramente generato imbarazzo, come quella volta in cui Vittorio Zucconi su Twitter:

Questi sono alcuni esempi noti e meno noti:

La cronologia dei nostri spostamenti? https://www.google.com/maps/timeline
Come abbiamo usato il nostro Smartphone? https://myactivity.google.com/myactivity
Quali sono i nostri interessi pubblicitari? https://adssettings.google.com/authenticated
Alla luce del fatto che tutte le nostre informazioni e i nostri dati, che inevitabilmente fanno parte della nostra vita privata, diventino un prodotto; siamo ancora sicuri che Google e Facebook siano gratuiti?

Google avverte: attenti al “phishing”: il metodo più efficace per rubare i vostri dati!

Tradotto ed adattato in italiano da: Google Security Blog

L’acquisizione dell’account o il “dirottamento” è, purtroppo, un problema comune per gli utenti di tutto il Web. Più del 15% degli utenti di Internet ha segnalato di aver rilevato il furto di un account di posta elettronica o di social network.

Tuttavia, nonostante la frequenza con cui accadono, mancano ricerche sulle cause profonde del dirottamento.

Usando gli account Google come caso-studio, abbiamo collaborato con l’Università della California, Berkeley per capire meglio come i dirottatori tentano di prendere in consegna gli account in natura. Da marzo 2016 a marzo 2017, abbiamo analizzato diversi “black market” per vedere come i dirottatori rubano password e altri dati sensibili.

Di seguito abbiamo evidenziato alcuni importanti risultati della nostra indagine. Abbiamo presentato il nostro studio alla Conferenza sulla sicurezza informatica e delle comunicazioni (CCS) ed è ora disponibile su questa pagina.

Ciò che abbiamo appreso dalla ricerca si è dimostrato immediatamente utile. Abbiamo applicato le sue intuizioni alle nostre protezioni esistenti e abbiamo protetto 67 milioni di account Google prima che venissero violati.

Condividiamo queste informazioni pubblicamente in modo che altri servizi online possano proteggere meglio i loro utenti e possono anche integrare i loro sistemi di autenticazione con più protezioni oltre alle sole password.

Come i dirottatori rubano le password sul mercato nero

La nostra ricerca ha rintracciato diversi mercati neri che hanno scambiato violazioni della password di terze parti, oltre a 25.000 strumenti blackhat utilizzati per il phishing e il keylogging. In totale, queste fonti ci hanno aiutato a identificare 788.000 credenziali rubate tramite keylogger, 12 milioni di credenziali rubate tramite phishing e 3,3 miliardi di credenziali esposte a violazioni di terze parti.

Leggi anche: Hacker Russi Svuotano Un Bancomat In 3 Mosse.

Mentre il nostro studio si concentra su Google, queste tattiche di furto di password rappresentano un rischio per tutti i servizi online basati sull’account. In caso di violazioni dei dati di terze parti, il 12% dei record esposti include un indirizzo Gmail che funge da nome utente e password; di queste password, il 7% era valido a causa del riutilizzo.

Quando si tratta di phishing e keylogger, gli hacker spesso scelgono come target gli account Google: il 12-25% degli attacchi produce una password valida. Tuttavia, poiché una password da sola è raramente sufficiente per ottenere l’accesso a un account Google, anche gli aggressori sempre più sofisticati cercano di raccogliere dati sensibili che potremmo richiedere durante la verifica dell’identità di un titolare dell’account.

(Il phishing è un tipo di truffa effettuata su Internet attraverso la quale un malintenzionato cerca di ingannare la vittima convincendola a fornire informazioni personali, dati finanziari o codici di accesso, fingendosi un ente affidabile in una comunicazione digitale.)

(In informatica un keylogger è uno strumento hardware o software in grado di effettuare lo sniffing della tastiera di un computer, cioè è in grado di intercettare e catturare segretamente tutto ciò che viene digitato sulla tastiera senza che l’utente si accorga di essere monitorato)

Abbiamo rilevato che l’82% degli strumenti di blackhat phishing e il 74% dei keylogger ha tentato di raccogliere l’indirizzo IP e la posizione di un utente, mentre un altro 18% degli strumenti ha raccolto numeri di telefono e marca e modello di dispositivo.

Classificando il rischio relativo per gli utenti, abbiamo scoperto che il phishing rappresentava la più grande minaccia, seguita dai keylogger e infine dalle violazioni di terze parti.

Proteggere i nostri utenti dall’acquisizione dell’account

I nostri risultati sono stati chiari: i dirottatori intraprendenti sono costantemente alla ricerca e sono in grado di trovare miliardi di nomi utente e password di piattaforme diverse sui mercati neri. Mentre abbiamo già applicato queste intuizioni alle nostre protezioni esistenti, i nostri risultati ci ricordano che dobbiamo continuamente evolvere le nostre difese per stare al passo con questi attori cattivi e mantenere gli utenti al sicuro.

Per molti anni, abbiamo applicato un approccio alla difesa in profondità alla sicurezza, una serie di protezioni  a strato costantemente migliorate che automaticamente prevengono, rilevano e attenuano le minacce per proteggere il tuo account.

Prevenzione

Un’ampia varietà di misure di sicurezza ci aiuta a prevenire gli attacchi prima che abbiano effetti sui nostri utenti.

Ad esempio, Navigazione sicura, che ora protegge più di 3 miliardi di dispositivi, avvisa gli utenti prima che visitino un sito pericoloso o quando fanno clic su un collegamento a un sito pericoloso all’interno di Gmail.

Recentemente abbiamo annunciato il programma Advanced Protection che fornisce una maggiore sicurezza per gli utenti che hanno un elevato rischio di attacco.

Rilevazione

Monitoriamo ogni tentativo di accesso al tuo account per attività sospette. Quando viene effettuato un tentativo di accesso da un dispositivo che non hai mai utilizzato o da un luogo in cui non accedi di solito al tuo account, saranno necessarie ulteriori informazioni prima di concedere l’accesso al tuo account.

Ad esempio, se accedi da un nuovo laptop e hai un account associato al tuo telefono, visualizzerai un prompt: stiamo chiamando queste sfide di verifica dinamica, come questa: questa sfida fornisce l’autenticazione a due fattori su tutti gli accessi sospetti , mentre mitiga il rischio di blocco dell’account.

Mitigazione

Infine, eseguiamo regolarmente la scansione delle attività sulla suite di prodotti di Google per azioni sospette eseguite dai dirottatori e, quando ne troviamo una, blocciamo gli account interessati per evitare ulteriori danni il più rapidamente possibile. Preventiamo o annulliamo le azioni che attribuiamo al rilevamento dell’account, notifichiamo l’utente interessato e aiutiamo a cambiare la password e a proteggere nuovamente il proprio account in uno stato integro.

Cosa puoi fare

Ci sono alcuni semplici passaggi che possono rendere queste difese ancora più forti. Visita il nostro Controllo sicurezza per assicurarti di avere informazioni sul recupero associate al tuo account, come un numero di telefono. Consenti a Chrome di generare automaticamente password per i tuoi account e salvarli tramite Smart Lock.

Lavoriamo costantemente per migliorare questi strumenti e le nostre protezioni automatiche, per mantenere i tuoi dati al sicuro.

Scambiarsi soldi via smartphone, Google battezza Tez

La app sfrutta il riconoscimento sonoro tra device e consente anche il pagamento di acquisti fatti tramite e-payment. In India il primo grande test

tratto da:Corrierecomunicazioni.it

Mandare soldi a un amico con lo smartphone sfruttando un riconoscimento sonoro tra i dispositivi. Ora è possibile grazie a Tez, la nuova applicazione di Google realizzata e lanciata esclusivamente per l’India. Un esperimento che conferma quanto importante sia questo mercato asiatico per i colossi tech. Anche WhatsApp, di proprietà di Facebook, ad agosto ha annunciato che darà agli utenti indiani la possibilità di scambiarsi soldi in chat tramite un messaggio.

Tez di Google, disponibile per iPhone e dispositivi Android, consente di scambiare soldi tra gli utenti e di pagare per acquisti fatti in negozi e locali che permettono le transazioni digitali. L’app, il cui nome traduce “veloce” in Hindi, funziona grazie all’Upi, il sistema interbancario indiano, che consente il trasferimento istantaneo di fondi a costo zero. In un giorno si possono trasferire fino a circa 1500 dollari ed effettuare 20 transazioni. Sullo stesso sistema si basa anche il servizio che lancerà Whatsapp. Tra le opzioni di Tez c’è quella del trasferimento di soldi “cash” che sfrutta una tecnologia chiamata “Audio QR” che consente di trasferire somme usando dei suoni per far comunicare due smartphone vicini.

Come in uno scambio in contanti, c’è solo passaggio di denaro ma non di altre informazioni personali. L’audio Qr è come un’impronta sonora dal dispositivo, a ultrasuoni, che l’uomo non può sentire. Il mercato indiano dei pagamenti digitali fa gola ai colossi occidentali: secondo un rapporto di Bcg e Google raggiungerà un volume di 500 miliardi di dollari all’anno entro il 2020.