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Si cercano più cose sui social network che su Google

Google non è più la prima fonte di ricerca sul web, secondo Data Science Central, al suo posto social media e newsletter.

articolo tratto da wired.it

Google non è più la fonte principale da cui partono gli utenti per le ricerche sul web. Un lento declino iniziato da quattro anni, analizzando il solo traffico generato negli Usa, Data Science Central ricostruisce che si tratta di una diminuzione a doppia cifra che, in alcuni specifici ambiti di ricerca, raggiunge anche il 25%.

Un processo lento e per il momento inesorabile, poiché per molti siti il traffico non proviene direttamente da Google, ma dai social media e dalle newsletter, terreni che i webmaster bazzicano sempre di più grazie anche alle crescenti capacità di rivolgersi a un target predefinito di persone, proponendo contenuti tarati sulle esigenze del target stesso.

A pesare sulle spalle del motore di ricerca anche la palese predisposizione di Google a promuovere i risultati a pagamento, con un occhio di riguardo per i grandi inserzionisti e i loro prodotti o servizi. In quest’ambito si collocano anche i risultati restituiti in base alle statistiche di Google Analytics, alle quali Mountain View ha accesso.

Nel cercare, ad esempio, una notizia vengono restituiti all’utente quei risultati che figurano tra i più gettonati, togliendo qualcosa alla pluralità.

Alternative ce ne sono, tra queste i già citati social media ma anche Reddit, Quora e una miriade di siti specifici che gli utenti tendono a consultare con regolarità.

Tutto questo sembra segnare il futuro di Google, intesa come azienda controllata da Alphabet, nata e cresciuta sulle onde del proprio motore di ricerca e ora più interessata ad altre attività, tra cui l’intelligenza artificiale, la ricerca algoritmica, la diffusione di internet e la robotica, solo per citarne alcuni.

Internet facile: cosa sono i motori di ricerca

Un motore di ricerca (in inglese search engine) è un sistema automatico che, su richiesta, analizza un insieme di dati (spesso da esso stesso raccolti) e restituisce un indice dei contenuti disponibili[1] classificandoli in modo automatico in base a formule statistico-matematiche che ne indichino il grado di rilevanza data una determinata chiave di ricerca.

.-) Ok scherzavo, ho semplicemente riportato la definizione di “motore di ricerca” che vanta la migliore visibilità su Google; definirla poco chiara è poco; direi che il tecnologico/burocratese sta dilagando anche su internet.

Quindi: un motore di ricerca è una pagina web come tutte le altre che però si collega ad una enorme banca dati perennemente aggiornata, in cui trova tutti i siti web esistenti, classificati in base ai loro contenuti, tramite formule matematiche (algoritmi).
Se cerco “pappa col pomodoro,” il motore di ricerca interrogherà il suo database alla ricerca di tutti i siti che contengono i termini “pappa” e “pomodoro”, mostrandoli quindi in ordine di importanza.

La priorità viene definita in base a fattori quali il numero delle volte in cui i nostri termini sono ripetuti nelle pagine del sito ma anche e soprattutto se i contenuti sono effettivamente relativi a quell’argomento e rispettano le regole delle buona impaginazione, adottando paragrafi, titoli, sottotitoli, immagini commentate, ecc. Parametri impotanti sono anche il numero di visite che ha il sito ed i link che rimandano ad esso.

Esistono numerosi motori di ricerca attivi sul web. Il più utilizzato, su scala mondiale (con un indice che supera gli 8 miliardi di pagine), è Google; altri motori molto utilizzati sono quello di Yahoo, il motore cinese Baidu (quinto sito internet al mondo a giugno 2015 per numero di accessi dopo Google, Facebook, YouTube e Yahoo secondo le stime di Alexa), e anche Live e Bing (motori di ricerca di Microsoft).

Poi esistono motori utilizzati prevalentemente solo in alcune zone geografiche, come il motore di ricerca russo Yandex, che secondo la stessa Yandex generava circa il 64% delle pagine di ricerca in Russia nel 2011 e il 58% ad aprile 2015.

Da segnalare il tentativo di creare il primo motore di ricerca europeo, Quaero concorrente di Google con una iniziativa franco-germanica. Il progetto, stimato attorno ai 400 milioni di dollari, è stato abbandonato dopo pochi mesi per la rinuncia da parte della compagnia tedesca. Sempre in ambito europeo dal 2013 è entrato nel mercato dei motori di ricerca il francese Qwant.

Fra i motori di ricerca nati in Italia quelli maggiormente utilizzati in Italia sono Arianna, inglobato nei portali Libero e Virgilio. Tuttavia questi motori di ricerca si limitano a riutilizzare i risultati di Google: Libero ne evidenzia chiaramente il logo, mentre Virgilio ne usa i risultati senza evidenziarne la fonte, limitandosi solo ad aggiungere alcuni propri risultati sponsorizzati.

La maggior parte dei motori di ricerca che opera sul web è gestito da compagnie private che utilizzano algoritmi * proprietari e database tenuti segreti.

Se vogliamo capire bene cosa sono i motori di ricerca bisogna sapere che cosa è un algoritmo:, quindi:
In informatica e matematica, il termine algoritmo indica un procedimento che risolve un determinato problema attraverso un numero finito di passi elementari (calcoli). Il termine deriva dalla trascrizione latina del nome del matematico persiano al-Khwarizmi, che è considerato uno dei primi autori ad aver fatto riferimento a questo concetto.

Google aggiorna costantemente i propri algoritmi che servono appunto a classificare i siti web secondo i parametri che dicevamo prima.In breve ecco alcuni termini che riguardano principalmente Google il colosso, vorrei dire monopolista, dei motori di ricerca, comunque ci torneremo.

  • SERP in inglese significa “pagina dei risultati del motore di ricerca”. Ogni qualvolta un utente effettua una ricerca con un motore, infatti, ottiene come risposta un elenco ordinato. Ogni serp contiene una breve descrizione del sito.
  • All’interno della serp di Google abbiamo risultati organici e non organici,
  • Per risultati organici si intendono tutti quei risultati presenti nella serp di google che non sono a pagamento.
  • I risultati organici sono in tutto 10 all’interno di una pagina di ricerca, e vengono anche definiti risultati naturali, in quanto non sono a pagamento,ma sono visualizzati perché ritenuti dagli algoritmi di Google i più pertinenti in funzione della ricerca che è stata effettuata
  • I risultati non organici sono annunci a pagamento (ppc,ci torneremo)
Leggi anche:  Internet Facile – Il posizionamento sui motori di ricerca per principianti

Chi fa business rivendendo i nostri dati personali?

Esiste un mercato fiorente basato sulla compravendita dei database di clienti

di una compagnia telefonica, per esempio,ma anche di dati raccolti da altre fonti: Google o Facebook, (vedi il mio post in merito)  sono solo alcuni dei principali attori. Computer potentissimi elaborano ininterrottamente con algoritmi dedicati (procedure di calcolo standard) i dati raccolti, li abbinano ad altri provenienti dalla stessa fonte e li vendono a compagnie per la realizzazione di campagne pubblicitarie mirate.

Utilizziamo il calcolatore online che qualche giorno fa il Financial Times ha pubblicato per scoprire il valore commerciale dei nostri dati personali.

Scoprirete che fare certe professioni, essere in stato interessante oppure essere milionari ne aumenta di molto il valore

clicca qui per calcolare il valore dei tuoi dati personali:

Facendo un esempio pratico: vi siete mai chiesti come mai inseguito ad una vostra ricerca su internet siete stati bersagliati nelle ore e giorni successivi da offerte pubblicitarie proprio relative a quel soggetto?

Provate a cercare un hotel via Google ora per una ipotetica vacanza in montagna e poi ditemi quante promozioni di hotel in trentino troverete nelle pagine visitate successivamente. Si va bè è una noia, pensate, ma non è proprio solo così semplice, vi siete chiesti cosa c’è dietro? Dietro a questa, che sembra una semplice seccatura, esiste un commercio gigantesco e non ancora ben regolamentato dei dati che noi rilasciamo navigando sul web.

Il problema importante è che la raccolta di tutti questi dati possa degenerare arrivando all’abuso delle informazioni personali raccolte (soprattutto quando ci sono di mezzo i minori) fino al rischio di discriminazione di determinate categorie di persone, magari portatrici di handicap fisici o “semplicemente” malate.

Così ha detto il Garante della Privacy, Antonello Soro, in sede di relazione alla Camera
“i colossi di Internet diventano sempre più intermediari esclusivi tra produttori e consumatori… Il potere di questi soggetti non può essere ignorato… Non dovremmo permettere che i dati personali, che hanno assunto un valore enorme in chiave predittiva e strategica, diventino di proprietà di chi li raccoglie

Il nuovo “petrolio” tratto dal Sole 24 Ore

Facciamo l’esempio di Acxiom, colosso del brokeraggio dei dati con un fatturato da 1,1 miliardi di dollari, un database di 700 milioni di persone e un portfolio di 7 mila clienti – si prende la briga di aggregare e trasformare in bene rivendibile sul mercato.

C’è, questo lo scenario, un’industria multimiliardaria che si muove nell’ombra (perchè non regolamentata) e che cresce ogni giorno proporzionalmente alla fame di domanda di maggiori informazioni sul conto dei propri clienti da parte delle multinazionali. Che grazie a questi dati definiscono le strategie per influenzare i comportamenti d’acquisto delle persone, i cui dati di consumo sono stati definiti nel rapporto 2011 del World Economic Forum report come “il nuovo petrolio”.

 Cito uno slogan proveniente direttamente dal sito della acxiom

“Great marketing creates real connections with real people. Learn how identity resolution helps you recognize, understand, and reach consumers everywhere they are today – and will be tomorrow.”
Tradotto in italiano suona così:
Il grande marketing crea collegamenti reali con le persone reali. Impara come l’analisi delle identità ti aiuta a riconoscere, capire, e raggiungere i consumatori in qualsiasi parte del mondo siano oggi – e saranno domani.

Qui puoi vedere direttamente dal sito del Nasdaq quali sono le aziende che operano nel settore della compravendita dati personali, comune ad Acxiom  e farti un’idea del loro giro di affari in milioni di dollari.

social network e messaggistica spiegati in modo semplice e veloce

Questo blog nasce anche per spiegare in modo chiaro e diretto la cosiddetta realtà virtuale, termine bruttissimo, che indica per lo più quello che fanno o dove vanno i ragazzini ed i dipendenti fannulloni quando cazzeggiano al computer. Voi direte: ma non è meglio il bar? Opure: ma non c’era il solitario su Windows 1 ? Sì certamente fino a qualche anno fa impazzavano Kolndyke, Asses e non dimentichiamo Spider e FreeCell, solitari o giochini che trovavi già pronti nel tuo computer.

Però è qui che si vede il rapporto viscerale tra il nativo digitale e la potenza del web 2.0, infatti attratti da questa immensa disponibilità di utenti nullafacenti, i signori della rete hanno creato una grande varietà di risorse utili per cazzeggiare on line.
Solo per citare i principali: social network, app di svago e non molto tempo, fa sono esplosi i programmi di messaggistica, come Watsup e Messenger.

In questo “tutorial” mi propongo di spiegare per chi non lo sa, oppure non lo sapeva e adesso sarebbe curioso, cosa sono appunto questi social network, app e whatsapp, che diventano ogni giorno più invadenti, al punto di uscire dalla realtà virtuale.

Dato che in rete trovo chi produce definizioni e spiegazioni meglio di me copio e incollo 3 definizioni prese da Wikipedia

Social media, in italiano media sociali

è un termine generico che indica tecnologie e pratiche in linea che le persone adottano per condividere contenuti testuali, immagini, video e audio.

I media sociali rappresentano fondamentalmente un cambiamento nel modo in cui la gente apprende, legge e condivide informazioni e contenuti. In essi si verifica una fusione tra sociologia e tecnologia che trasforma il monologo (da uno a molti) in dialogo (da molti a molti) e ha luogo una democratizzazione dell’informazione che trasforma le persone da fruitori di contenuti ad editori. Sono diventati molto popolari perché permettono alle persone di utilizzare il web per stabilire relazioni di tipo personale o lavorativo.
Ecco l’elenco dei principali social ed i loro contenuti
FaceBook, chiacchiere e fatti propri e altrui
Instagram, immagini che se la tirano e ora anche filmati
Twitter,chiacchiere brevi
Pinterest, immagini possibilmente carine
Google+ tipo facebook ma peggio

In informatica, un’applicazione mobile

(nota anche con l’abbreviazione app) è un’applicazione software dedicata ai dispositivi di tipo mobile, quali smartphone o tablet.

Consiste in uno strumento informatico che si installa e si utilizza interamente sul proprio dispositivo mobile, vale a dire un insieme di istruzioni informatiche progettate con lo scopo di rendere possibile un servizio o una serie di servizi o strumenti ritenuti utili o desiderabili dall’utente, creata appositamente per uno specifico sistema operativo.

Su Google Play ne trovate alcune migliaia 

La messaggistica istantanea

(in lingua inglese instant messaging) è una categoria di sistemi di comunicazione in tempo reale in rete, tipicamente Internet o una rete locale, che permette ai suoi utilizzatori lo scambio di brevi messaggi.

Le differenze principali rispetto alla posta elettronica o altri tipi di chat sono non solo nella brevità dei messaggi o nella velocità della loro consegna, ma anche nel fatto che, il modello di comunicazione sia sincrona. Nei primi sistemi di messaggistica istantanea e in alcuni di quelli recenti, infatti, l’invio di un messaggio è possibile solo quando anche il destinatario è collegato al sistema (online) e solitamente le comunicazioni non sono automaticamente memorizzate dalle applicazioni.

I principali programmi di instant messaging
Whatsapp, messaggini tra conoscenti, arricchiti da foto, filmati, messaggi vocali,faccine, ecc
Messenger, uguale,ma non lo usa nessuno

Tutto qui, il resto delle chiacchiere che si fanno su stampa e media vari sono spesso fumo, ma attenzione il fumo toglie spesso la visibilità e si rischia di andare a sbattere.

Come al solito commenti e aggiunte sono graditi

Google finalmente svela la UI dei Google glass, campagna di acquisto per #ifihadglass

ancora un articolo sui Google googles o glass come preferite,device srabilianti destinati a cancellare il divide tra realtà e virtuale, nel bene e nel male: se veramente andranno in commercio.

Google sta lentamente svelando quello che veramente saranno i Google Glass . Ad ogni annuncio, la società rivela un po ‘più dei suoi segreti. Questa volta, il video qui sotto mostra la User Interface di Google Glass in situazioni del mondo reale – se vogliamo definire mondo reale cose come in saltare da un aereo e dondolare su un trapezio. Dimenticate i “wide-eyed concept videos“, questo è il vero affare.

Utilizzando il ifihadglass hashtag #, vai su Twitter o Google + e con 50 parole o meno, spiega come vorresti usare i Google glass Foto e video possono essere inclusi. La scadenza è il 27 febbraio, e Google non ha indicato quanti occhiali saranno distribuiti attraverso questo programma, ma la concorrenza sarà agguerrita.

Preparatevi per vedere in giro ancora più googles, Google è pronta a distribuire i Google glass per non sviluppatori. Ma bisogna impegnarsi. E pagare il prezzo di $ 1,500 la Glass Explorer Edition. Ma sono Google glass!

L’interfaccia utente mostrato nel video è radicalmente più contenuta rispetto al video di concetto originale. Sono finiti i cerchietti e le notifiche popup. Al contrario, gli utenti interagiscono con i Google glass attraverso un unico riquadro in alto a destra. Tutto: dalle ricerche di Google alle notifiche, ai luoghi di ritrovo sembra accadere in questo spazio uno – piuttosto che muoversi attorno al campo visivo, come nei precedenti video dei Google glass.

Google non ha ancora annunciato quando i consumatori comuni saranno in grado di acquistare i Google glass Ma questo è smart.

Google sta lentamente implementando unità di fan accaniti, che possono probabilmente aiutare lo sviluppo e tollerare i bug della prima serie profdotta. Francamente, a questo punto, i Google glass non sono pronti per il consumo di massa, verranno rilasciati solo quando tutto sarà pronto e fino ad allora, i consumatori comuni come la maggior parte di noi dovranno sedersi in disparte e godere del futuro indirettamente, attraverso video dimostrativi di YouTube.

(Photocredit: Techcrunch, Google, Video)