Come funziona il ddl per tracciare l’identità degli utenti sui social media

tratto da: Wired
La proposta di legge di tre senatori si concentra sulla possibilità di tracciare l’identità online degli utenti e prova a mettere paletti anche sulla questione disinformazione

La linea di Theresa May nel Regno Unito deve essere stata d’ispirazione. I senatori Lorenzo Battista, Luis Alberto Orellana e Franco Panizza hanno presentato un disegno di legge che vorrebbe introdurre “filtri di autenticazione” capaci di tracciare l’identità degli autori di contenuti sui social media.

Quello che si aspettano i tre promotori, secondo quanto si apprende, è che vengano utilizzati “sistemi e servizi tecnologici atti a garantire la certezza della tracciabilità dell’identità al fine dell’intervento da parte delle autorità competenti in caso di reati commessi mediante internet”.

Al centro della proposta, quindi, di nuovo il tema della sicurezza: chi non rispettasse le linee di trasparenza ricercate, andrebbe incontro a sanzioni “efficaci, dissuasive e proporzionate alla gravità delle violazioni”.

Il che va in controtendenza con quanto proposto invece dal Parlamento Europeo che, in tema di trattamento dei dati personali e alla tutela della vita privata nel settore delle comunicazioni elettroniche, chiede non solo che la crittografia sia obbligatoria, ma anche che non vengano contemplati punti d’accesso che violino i parametri di sicurezza scelti.

I confini del ddl si espandono, fino a lambire i confini della disinformazione: “La rete, attraverso i propri utenti, si autoalimenta di contenuti informativi riproducendo repliche e creando nuove, ma pur sempre identiche, fonti di informazione. Il pregiudizio prodotto diventa oggettivamente irreparabile se si considerano le caratteristiche proprie della rete, per le quali risulta spesso impossibile che una data notizia, una volta immessa, possa essere definitivamente eliminata dal mondo del web, essendo destinata a quella che è stata definita eternità mediatica” — osservazione che sembra non tener conto del diritto all’oblio.

Buone notizie, invece, sul fronte sicurezza in caso di emergenze: un altro disegno di legge è al vaglio della Commissione Lavori pubblici del Senato. Tenendo conto dell’esperienza dei “Safety Check” di Facebook, la proposta introduce modifiche al Codice delle comunicazioni elettroniche, intendendo inserire “l’obbligo per tutte le reti di telefonia e internet in concessione di mettere a disposizione un canale safety check, mediante il quale gli operatori lanciano l’allerta verso i cellulari agganciati alle celle in una data area, con possibilità di rispondere con modalità semplici ed immediate a tale messaggio di allerta”. Facebook, recentemente, ha proprio pensato nuovi modi e strategie per rendersi utile in caso di disastri, attraverso mappe da condividere con gli operatori del settore.

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