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Dark Web: viaggiare nel web profondo

articolo tratto da TGCOM24

Nella “Rete oscura” chiunque può navigare senza essere identificato. Si può comprare di tutto: droghe, armi e immagini pedopornografiche

Come ogni oceano, anche il Web ha i suoi abissi. E più si scende, più l’oscurità aumenta. Secondo uno studio di Michael Bergman – pubblicato nel 2001 sul Journal of Electronic Publishing – i motori di ricerca indicizzano solo lo 0,03% dei documenti esistenti. Tutto il resto è Deep Web, la faccia nascosta della Rete.

Nelle profondità di Internet, dove nemmeno Google e i colossi della Silicon Valley possono arrivare, cancellare le tracce è facile. Il browser di navigazione anonima più utilizzato, The Onion Router, è stato ideato dalla Marina Militare statunitense negli Anni Novanta.

Installarlo è semplice, gratuito e legale. Basta cliccare su torproject.com, un sito disponibile nel Web tradizionale, e seguire la procedura guidata. È come imboccare un tunnel: una volta dentro, nessuno può vedere chi siamo e cosa stiamo facendo. Associazioni come Anonymus e Wikileaks si muovono qui, nel più grande spazio di libera espressione del Pianeta, per diffondere documenti riservati e libri proibiti.

Ma l’anonimato non protegge solo attivisti, dissidenti e intellettuali. In questa parte oscura – il cosiddetto Dark Web – si compra e sivende di tutto: passaporti falsi, armi, virus per attaccare altre piattaforme.
Cosa succede a chi si addentra nel Web nascosto? Il primo problema, naturalmente, è orientarsi. La “torcia” degli internauti, il motore di ricerca Torch, funziona esattamente come Google.

Digitando la parola chiave appaiono decine e decine di siti, tutti identificati con sequenze alfanumeriche impossibili da indovinare. Per chi invece è alle prime armi, o vuole solo farsi un’idea, The Hidden Wiki è una tappa obbligata. La pagina offre una panoramica dei domini onion, articoli simili a quelli di Wikipedia e link specifici per ogni esigenza.

Non può mancare l’informazione. Deep Dot, un portale di all news presente anche nel Web di superficie, è uno degli indirizzi più cliccati. Blogger arrestati, negozi illegali chiusi, siti censurati: i redattori in incognito denunciano i contrattacchi del potere, ma anche la violenza che si cela nelle pieghe delle reti clandestine.

Una sorta di autoregolamentazione etica che dovrebbe, almeno nelle intenzioni, limitare la diffusione dei contenuti più pericolosi. “Abbiamo fondato Deep Dot – si legge sulla homepage – subito dopo l’arresto di un amico. L’obiettivo è rendere accessibili le informazioni sui mercati della Dark Net, segnalando rischi per la sicurezza, truffe o operazioni di polizia. Il successo del sito è la miglior vendetta che potessimo avere su chi ha incastrato il nostro compagno. Inoltre, è perfettamente legale”.

Per Deep Dot difendere il libero commercio – anche di sostanze stupefacenti – è una vera e propria missione. “Non prendiamo soldi per aggiungere, modificare o cancellare lo status dei negozi presenti nell’elenco –precisano – qualche annuncio pubblicitario ci aiuta a pagare le spese, ma il tempo e l’impegno che mettiamo nel sito ci costano molto di più”. I blogger, insomma, si considerano veri cronisti. E rispondono volentieri alle domande dei colleghi.
“Il mercato si regola da solo – dice un anonimo – i principali mezzi di autoregolamentazione sono i forum e le recensioni postate sui profili dei venditori. Deep Dot è, fondamentalmente, un sito di informazione. Il nostro obiettivo è ridurre i danni del consumo di droga e tenere alla larga i truffatori.

Per quanto riguarda le armi, la maggior parte dei portali non ne prevede lavendita. Quando accade, nel 90% dei casi c’è sotto una truffa o un poliziotto sotto copertura. Non pubblichiamo mai gli indirizzi dei negozi specializzati in armi – legali e illegali – truffe o materiale erotico”.

Nonostante qualche tentativo di censura, le immagini pedopornografiche sono facilmente reperibili. E a sentire i redattori di Deep Dot, contrastare il fenomeno è quasi impossibile. “Sostengo con forza la lotta alla pornografia minorile –precisa la fonte – ma non ho strumenti per combatterla direttamente.

Mi limito a informare gli utenti su ciò che accade, segnalando gli arresti (numerosi) delle persone accusate di questo reato. Una volta abbiamo parlato con il gestore di un portale pedopornografico, ma abbiamo deciso di non pubblicare l’intervista e di girarla alla Bbc”.

Tutto vero? Dal punto di vista giornalistico, sembra proprio di sì. L’articolo è stato pubblicato sul sito della tv britannica il 19 giugno 2014. E i virgolettati riportati da Angus Crawford, l’autore del pezzo, aprono scenari inquietanti.”Indubbiamente i pedofili che usano la Dark Net sono sempre più numerosi – dicel’intervistato – non so se questi nuovi utenti siano neofiti della pornografiaminorile o se, invece, si tratti di persone che prima compravano sul Clear Web e poi si sono spostati su Tor”.

Una testimonianza sconcertante, che dimostra come la navigazione anonima tuteli chi scende – oltre che negli abissi di Internet – anche in quelli della mente umana. “Non voglio spiegare nei dettagli quali misure di protezione utilizzo – continua l’internauta – basti dire che è un sistema a più livelli, progettato per proteggermi da chiunque. Anche dall’hacker più bravo del mondo”.

Articolo pubblicato su MasterX, periodico del master di giornalismo dell’Università Iulm di Milano