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I social media stanno creando una società che confonde “verità e popolarità”, lo dice un ex dirigente di FB

“Gli strumenti che abbiamo creato oggi stanno iniziando a erodere il tessuto sociale”, afferma l’ex dirigente di Facebook Chamath Palihapitiya.

Prendo questo articolo lo traduco e ladatto il testo per l’italiano dal sito: TheGuardian

L’ex dirigente di Facebook Chamath Palihapitiya ha detto a CNBC che i social media stanno creando una società che confonde “popolarità” con “verità”.

“Gli strumenti che abbiamo creato oggi stanno iniziando a erodere il tessuto sociale e quindi la società in cui viviamo”, ha detto in un’intervista a “Squawk Box“, in risposta a domande su altri commenti simili che ha ormai reso virali. In un recente evento della Stanford Graduate School of Business, Palihapitiya ha affermato che i social media stanno facendo a pezzi la società.

Sulla CNBC, ha spiegato cosa intendeva. “Oggi viviamo in un mondo in cui è facile confondere verità e popolarità e puoi usare il denaro per amplificare qualsiasi cosa tu creda e convincere le persone a credere che ciò che è popolare è vero e che ciò che non è popolare potrebbe non essere vero. ”

“La realtà è che posso investire capitali ed usarli attraverso tutti i sistemi di social media che esistono per influenzare centinaia di milioni di persone”, ha detto Palihapitiya, fondatore e CEO venture capital power Social Capital, che ha $ 2,6 miliardi di asset iper i  vaccini, possiamo farlo sui diritti degli omosessuali, possiamo farlo su Roy Moore”, ha detto.

Sostenitori e detrattori di Moore – il candidato al Senato Repubblicano dall’Alabama, accusato di cattiva condotta sessuale con adolescenti – hanno usato i social media per discutere i loro punti prima delle elezioni speciali di martedì.

L’influenza dei social media sulla politica è anche al centro delle indagini sull’uso di Facebook e Twitter da parte della Russia per influenzare le elezioni presidenziali del 2016.

Palihapitiya ha affermato che i social media sfruttano “le nostre tendenze, naturali negli esseri umani, tese ad ottenere e desiderare risposte e contatti”. Ha detto che la domanda che la gente si deve porre è: “Come possiamo vivere in un mondo in cui ciò è possibile?”

“Questo desiderio di approvazione e contatti anche se virtuali, chimicamente parlando, genera il rilascio di dopamina nel cervello”, ha detto Palihapitiya. I “contatti  online ripetuti” fanno reagire le persone, ha aggiunto. “Penso che puoi arrivare a sentirti  isolato e quindi  hai bisogno più e più e più volte di contatti e approvazioni, allora diventi realmente distaccato dal mondo in cui vivi.”

Pur essendo un leader tecnologico, Palihapitiya ha detto che tiene lontani i suoi figli dai social media negando loro ” tempo sullo schermo”. Ha detto che non possono usare nessun dispositivo.

Ma Facebook ha contestato i commenti di Palihapitiya, dicendo che non lavora per la compagnia da sei anni e sostenendo che la compagnia ha subito cambiamenti da allora:

“Chamath non è stato a Facebook da più di 6 anni.

Quando Chamath era su Facebook, ci siamo concentrati sulla costruzione di nuove esperienze sui social media e sulla crescita di Facebook in tutto il mondo. Facebook era un’azienda molto diversa allora, e man mano che siamo cresciuti, ci siamo resi conto di come sono cresciute anche le nostre responsabilità, prendiamo molto seriamente il nostro ruolo e ci stiamo adoperando per migliorare.

Abbiamo svolto molto lavoro e ricerca con esperti e accademici esterni per comprendere gli effetti del nostro servizio sul benessere, e lo stiamo utilizzando per informare lo sviluppo del nostro prodotto.

Stiamo anche facendo investimenti significativi in ​​persone, tecnologie e processi e, come ha detto Mark Zuckerberg nell’ultimo rapporto sugli utili, siamo disposti a ridurre la nostra redditività per assicurarci che i giusti investimenti vengano fatti.”

Nel corso del suo mandato di quattro anni su Facebook, iniziato nel 2007, Palihapitiya ha ricoperto diversi ruoli dirigenziali, tra cui quello di vice presidente della crescita degli utenti.

Nel frattempo, Andrew McCollum, un membro del team di fondatori di Facebook, ha risposto alle osservazioni di Palihapitiya sullo stato dei social media.

In un’intervista a CNBC poco dopo la dichiarazione di Facebook, McCollum ha detto che i fondatori del social network vogliono fornire “valore alla vita delle persone”.

“Come Chamath, anche io non sono stato a tempo pieno a Facebook”, ha detto McCollum, ora CEO della società di comunicazione Philo, a “Squawk Alley”. “Posso dire dal periodo passato lì in quei primissimi giorni, che ho visto un gruppo di persone che era davvero profondamente e completamente focalizzato su come potevano costruire un prodotto e un servizio per dare davvero un valore alla vita delle persone “.

“Penso che siamo fortunati che il gruppo di persone che gestisce Facebook, molte delle quali lavorano ancora lì oggi, abbia  quell’attenzione”, ha aggiunto.

Afterlife digitale: il social che ti rende eterno ma solo online

tradotto ed adattato per l’italia da The Telagraph

Un nuovo social network afferma di trasformare gli utenti in “esseri eterni” usando l’intelligenza artificiale per creare controparti virtuali

Eter9 ricorda un episodio di Black Mirror, in cui Martha creava una versione virtuale di suo marito morto che usa la sua storia online.

Questo viene dichiarato nella home del social.

Itelligenza artificiale

ETER9 è un social network che si basa sull’intelligenza artificiale come elemento centrale, ed è attualmente nella fase BETA. Anche in tua assenza, gli esseri virtuali pubblicheranno, commenteranno e interagiranno con te in modo intelligente.

Controparte

La controparte è il tuo sé virtuale che rimarrà nel sistema e interagirà con il mondo proprio come faresti se tu fossi presente. La tua controparte imparerà di più con ogni azione che fai. Più interagisci nel nuovo social network, più la tua controparte apprenderà!

Cyber eternità

Eternizing è un modo per mantenere i tuoi pensieri e post per sempre. Sei curioso? Vieni a conoscere la tua controparte e diventa eterno. Sfida l’impossibile

L’immortalità digitale è stata a lungo oggetto di fantascienza, dal film di Hollywood Transcendence al film dark 4 satirico di Channel Broker Black Mirror, ma un nuovo social network afferma di offrire proprio questo ai suoi utenti. Il servizio, chiamato Eter9, afferma di apprendere la tua personalità, utilizzando l’intelligenza artificiale (AI) e continua a pubblicare aggiornamenti per tuo conto dopo la tua morte, trasformando gli utenti in “esseri eterni”.

Eter9 presenta un newsfeed simile a Facebook e una “corteccia” che funziona molto come un muro di Facebook. Puoi anche “somile” alle cose, che è simile a “like” su Facebook e adottare esseri virtuali conosciuti come Niner per agire da “assistenti”. Analizzando ciò che condividi e come commenta e interagisci con altri utenti, Eter9 usa l’intelligenza artificiale per creare una “controparte” virtuale che può imitare il tuo comportamento dopo la tua morte.

Più interagisci sul social network, più la tua controparte imparerà, secondo Henrique Jorge, creatore di Eter9, rendendo sempre più convincenti le interazioni con utenti e altre controparti virtuali. “Eter9 rende possibile l’eternalizzazione dell’utente e conferisce loro la capacità permanente di interagire all’interno della rete 24 ore su 24, 7 giorni su 7 attraverso un elemento chiamato controparte, che sarà attivo anche mentre l’utente è offline, sia in termini di pubblicazione di contenuti che di commenti” come la società afferma sul suo sito web.

“La controparte sarà anche responsabile della vita eterna dell’utente, la controparte assorbirà tutte le informazioni in base ai post e ai commenti e elaborerà tali informazioni entro i limiti delle conoscenze acquisite.”

Jorge ha detto che il nome Eter9 è la combinazione di “Eter” – le prime quattro lettere della parola “Eternity” – e “9” – dall’espressione “Cloud 9”, che si riferisce a uno stato di completa felicità. Il social network è solo nella fase Beta, ma 5.000 persone hanno già aderito per usarlo – anche se alcuni hanno descritto il concetto come “inquietante” o “spettrale”.

“Stiamo cercando di creare un sistema di intelligenza artificiale che impari più velocemente da altre reti come Facebook, dato che le informazioni Eter9 al momento sono piuttosto piccole”, ha detto Jorge a BBC Newsbeat.

Questo non è il primo sito internet a promettere la vita eterna nel mondo online. Ad esempio, un’azienda americana chiamata Lifenaut offre la possibilità di fare “un ricco sostegno” della tua vita creando un avatar digitale basato su foto, registrazioni vocali e altre informazioni.

Nel frattempo, Facebook ha recentemente lanciato la sua funzione “contatti legacy” nel Regno Unito, consentendo agli utenti di nominare un “esecutore online” del proprio profilo per decidere cosa succede dopo la morte. Il contatto legacy sarà in grado di amministrare la pagina dopo che l’utente è passato a miglior vita: scrivendo un ultimo post, aggiornando la sua copertina e la foto del profilo e persino approvando nuove richieste di amicizia.

Allarme fake news in sanità: 8,8 milioni di italiani hanno trovato sul web informazioni mediche sbagliate

Riporto integralmente questo articolo del Censis* che tratta delle fake news in sanità e che non ha bisogno di commenti

49 milioni di italiani soffrono di piccoli disturbi (dal mal di testa al raffreddore), di cui 17 milioni con grande frequenza: un enorme fabbisogno sanitario che, senza il ricorso ai farmaci da banco, finirebbe per scaricarsi sul Servizio sanitario nazionale. Per l’automedicazione spendiamo il 39% in meno della media degli altri grandi Paesi europei. Ma servono una comunicazione corretta e l’educazione alle scelte di salute

Allarme fake news in sanità.

Sono 15 milioni gli italiani che, in caso di piccoli disturbi (dal mal di testa al raffreddore), cercano informazioni sul web. Ma 8,8 milioni sono stati vittime di fake news nel corso dell’anno.

In particolare, sono 3,5 milioni i genitori che si sono imbattuti in indicazioni mediche sbagliate.

Dati allarmanti per la salute: se il medico di medicina generale (53,5%) e il farmacista (32,2%) restano le principali fonti di informazione, decolla il ricorso ai diversi canali web (28,4%). Il 17% degli italiani consulta siti web generici sulla salute, il 6% i siti istituzionali, il 2,4% i social network. In particolare, tra i millennials sale al 36,9% la quota di chi usa autonomamente il web per trovare informazioni su come curare i piccoli disturbi.

Il pericolo è fortemente percepito dagli italiani: il 69% vorrebbe trovare sui siti web e sui social network informazioni certificate sulle piccole patologie e sui farmaci per curarle da assumere senza obbligo della ricetta medica.

È quanto emerge da una ricerca del Censis realizzata in collaborazione con Assosalute e presentata oggi a Roma. Una comunicazione corretta e l’educazione alle scelte di salute emergono come elementi fondamentali per un pieno riconoscimento dei benefici individuali e collettivi dei medicinali di automedicazione.

I piccoli disturbi della salute che peggiorano la vita degli italiani. Complessivamente, sono 49 milioni gli italiani che soffrono di piccoli disturbi che ne compromettono la piena funzionalità quotidiana nelle relazioni sociali e sul lavoro.

Di questi, 17 milioni soffrono con grande frequenza di piccoli disturbi che incidono pesantemente sulla loro vita. Quelli più diffusi sono il mal di schiena (40,2%), raffreddore, tosse, mal di gola e problemi respiratori (36,5%), il mal di testa (25,9%), mal di stomaco, gastrite, problemi digestivi (15,7%), l’influenza (13,9%), i problemi intestinali (13,2%).

Rispetto a dieci anni fa, sono aumentate le persone alle prese con il mal di schiena e i dolori muscolari (dal 32,4% al 40,2% degli italiani), raffreddore, tosse, mal di gola (dal 34,7% al 36,5%), mal di stomaco e gastrite (dal 12,4% al 15,7%), problemi intestinali (dal 5,1% al 13,2%) e congiuntiviti (dall’1,5% al 3%). Sono numeri che descrivono un enorme fabbisogno sanitario che, senza il ricorso ai farmaci da banco, finirebbe per scaricarsi su un Servizio sanitario nazionale già in difficoltà.

Aumenta la tendenza all’automedicazione. Il 73,4% degli italiani è convinto che in caso di piccoli disturbi ci si possa curare da soli. La percentuale è aumentata nel tempo, visto che nel 2007 era pari al 64,1%. Per il 56,5% ci si può curare da sé perché ognuno conosce i propri piccoli disturbi e le risposte adeguate, per il 16,9% perché è il modo più rapido.

Ma nel rispetto dei consigli di medici e farmacisti. Si curano da soli con farmaci da banco, senza bisogno della ricetta medica, 46 milioni di italiani. Di questi, 15 milioni lo fanno spesso. Il ricorso al farmaco è informato, consapevole e maturo.

La prima volta che si assume un farmaco senza obbligo di ricetta per curare un piccolo disturbo, il 70,4% degli italiani chiede consiglio al medico o al farmacista, l’83,1% legge sempre il foglietto illustrativo e il 68,4% afferma di comprenderlo appieno. Trascorsi alcuni giorni dall’assunzione del farmaco, se il disturbo persiste l’88,5% si rivolge al medico e il 36,2% al farmacista. L’automedicazione con i farmaci da banco non è mai uno sregolato libero arbitrio soggettivo, si fonda sempre su indicazioni mediche.

E gli italiani non usano i farmaci come semplici beni di consumo: la spesa pro-capite per farmaci senza obbligo di prescrizione in Italia è pari in media a 40,2 euro all’anno, nel Regno Unito sale a 69,6 euro, in Germania a 80,1 euro, in Francia a 83,1 euro e il valore pro-capite medio tra i grandi Paesi europei è di 65,7 euro. Gli italiani spendono per i farmaci senza obbligo di ricetta il 39% in meno della media degli altri grandi Paesi europei.

I vantaggi dell’autocura. Sono molteplici i benefici del ricorso ai farmaci senza obbligo di ricetta per guarire dai piccoli disturbi. Benefici per i malati, perché 17,6 milioni di italiani sono guariti dai piccoli disturbi grazie a un farmaco da automedicazione almeno in una occasione durante l’anno e così hanno potuto svolgere normalmente le loro attività.

Per il Servizio sanitario nazionale, perché 17 milioni di italiani hanno evitato di scaricare l’onere delle cure sul sistema pubblico grazie ai farmaci da banco. Per l’economia, perché 15,4 milioni di lavoratori sono rimasti sul posto di lavoro proprio grazie all’effetto di un farmaco da automedicazione.

Questi sono i principali risultati della ricerca del Censis «Il valore socio-economico dell’automedicazione», realizzata in collaborazione con Assosalute (Associazione nazionale farmaci di automedicazione, che fa parte di Federchimica), che è stata presentata oggi a Roma da Francesco Maietta, Responsabile dell’Area Politiche sociali del Censis, e discussa da Maurizio Chirieleison, Presidente di Assosalute, Stefano Vella, Presidente dell’Aifa, Marco Cossolo, Presidente di Federfarma, Paolo Misericordia, Responsabile nazionale del Centro Studi della Fimmg, Antonio Gaudioso, Segretario Generale di Cittadinanzattiva, Francesco Brancati, Presidente di Unamsi, e Massimiliano Valerii, Direttore Generale del Censis.

 

*Il Censis, Centro Studi Investimenti Sociali, è un istituto di ricerca socio-economica fondato nel 1964.

A partire dal 1973 è diventato una Fondazione riconosciuta con Dpr n. 712 dell’11 ottobre 1973.

Unione nazionale consumatori: come fare shopping online sicuro

Tratto dal sito dell’Unione Consumatori

Pruomoviamo volentieri questa guida per l’acquisto online che ci sembra proposta nel periodo giusto

Dal Black Friday ai regali di Natale è boom di segnalazioni allo sportello e-commerce dell’Unione Nazionale Consumatori, segno che gli italiani acquistano sempre più volentieri online, anche se purtroppo non mancano le insidie.

Non si tratta soltanto dei classici disservizi in Rete: ritardo nella consegna, prodotti diversi rispetto all’ordine, difficoltà nel reso, nella richiesta di rimborso, prodotti difettosi e pubblicità ingannevoli, ma possiamo suddividere le segnalazioni in tre principali filoni di scorrettezza; in testa alla classifica, le famose promozioni fino a esaurimento scorte per le quali a molti è sembrato più facile restare a bocca asciutta che cogliere l’affare. Una montagna di segnalazioni ci è giunta, ad esempio per una campagna lanciata dalla piattaforma e-price: secondo quanto riferito dai consumatori delusi, durante la black hour (cioè i sessanta minuti in cui si è concentrata l’offerta) era impossibile accedere al sito. L’operatore si è difeso imputando il disservizio al grande successo dell’iniziativa.

Al secondo posto abbiamo registrato le classiche offerte gonfiate così da farle apparire scontate (esattamente come fanno i commercianti scorretti durante i saldi). Un consumatore ad esempio ci segnala che nella catena di elettronica Euronics hanno dimenticato di rimuovere i vecchi volantini così svelando un trucco vecchio come il mondo, ma evidentemente ancora in voga!

Al terzo posto della classifica dei reclami di questo post Black Friday, infine, il vero e proprio saccheggio perpetrato a danno dei nostri dati che vengono continuamente estorti con la scusa di consentire l’accesso a sconti e promozioni. Sul punto però si è espresso in maniera inequivocabile il Garante privacy: i consumatori devono poter navigare liberamente su un sito di e-commerce senza essere obbligati a rilasciare il consenso per finalità di marketing e promozione commerciale. Tanto più che il consenso deve essere libero: non si può obbligare l’utente a ricevere pubblicità solo per accedere alla vetrina online di un sito internet.

COSA FARE?
Per assistenza o semplicemente per denunciare un’irregolarità è possibile contattare i nostri esperti attraverso lo sportello e-commerce in home page.

Inoltre per aiutare i consumatori a destreggiarsi da soli in Rete è scaricabile gratuitamente sul nostro sito la guida E-commerce che fornisce ai consumatori utili strumenti di autotutela prima, durante e dopo l’acquisto online. Dalle garanzie al diritto di recesso, dal metodo di pagamento alla reputazione online, dalle consegne ai costi non previsti: la guida accompagna il consumatore dando anche la parola alle Autorità (il Presidente dell’Agcm Giovanni Pitruzzella, il Presidente dell’AGCOM Angelo Marcello Cardani , il Presidente dell’Autorità garante per la protezione dei dati personali Antonello Soro e il Direttore Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni Nunzia Ciardi) che impreziosiscono il vademecum con la loro testimonianza.

Scaricabile gratuitamente la nostra guida E-commerce

La classifica Google trends 2017

Google trends dà la classifica dei termini che hanno avuto trends di crescita più rilevanti per ogni paese, nel 2017.

Vi invitamo a visitare la pagina dove troverete tanti altri risultati divisi per aree, corredati da grafcic che ne illustrano i rispettivi tren di crescita.

Google Trends registra quanto si modifica nel corso del tempo il volume di ricerca per ogni singolo termine cercato nel mondo, attenzione NON registra quindi il volume complessivo delle ricerche complessive.

Questo non sanno  alcuni “esperti di settore” che fanno divulgazione specialistica sulle testate di informazione online e non, quindi…

quest’anno alcune importanti  testate  hanno sbagliato in maniera eclatante a riferire i dati

oppure, per meglio dire, non hanno proprio compreso la funzione dello strumento, generando così l’ennesima fake new a proposito di Nadia Toffa, che grazie a loro è diventata una star del web…

Scopri gli argomenti più cercati nel 2017 – Italia

Parole Come fare… Mete
Nadia Toffa
Rigopiano
Italia – Svezia
Sanremo
Terremoto
Giro d’Italia
Occidentali’s Karma
Tour de France
Corea del Nord
Champions
Le olive in salamoia
Il back up
La marmellata di albicocche
La carbonara
Lo screenshot
Il pesto
La crema pasticcera
Le bolle di sapone
Il passaporto
Il cubo di Rubik
Sicilia
Grecia
Sardegna
Caraibi
Palinuro
Croazia
Gaeta
Cilento
Tenerife
Malta

 

Personaggi Perchè Eventi
Nadia Toffa
Gianluigi Donnarumma
Nicky Hayden
Paolo Villaggio
Fabrizio Frizzi
Chester Bennington
Ermal Meta
Chiara Ferragni
Chris Cornell
Fiorella Mannoia
La Catalogna vuole l’indipendenza
Fischiano le orecchie
Le cicale cantano
Si festeggia l’8 marzo
Si festeggia ferragosto
Il sale scioglie il ghiaccio
La Corea del Nord vuole attaccare gli Stati Uniti
Fedez piange
Si chiama Blockhaus
C’è la guerra in Siria
Italia – Svezia
Sanremo
Terremoto
Giro d’Italia
Tour de France
Corea del Nord
Champions League
Catalogna
Uragano Irma
Manchester

A volte i giornalisti sono i veri ignoranti digitali

Scusate lo sfogo (di rabbia), ma davvero è ora  che i vari giornalisti, anche quelli che seguono l’informazione specializzata nel settore digitale, prima di prendere carta e penna per scrivere di internet, frequentino un bel corso sulle nozioni di base del mondo web e dintorni.

Non parlo solamente di redattori di testate locali, e neanche di testate nazionali italiane ma di organi di stampa con importanza mondiale come Newsweek.

Vi spiego cos’è successo:

Sono usciti da poco i rislultati di Google Trends per il 2017 , che potete vedere qui

Vi invito a leggerli perchè tra l’altro sono interessanti, al di là della normale curiosità. Infatti aiutano anche chi fa SEO a comprendere quali potranno essere le future killer keyword e con quali logiche verranno cercate.

Ora Google trends registra  appunto i trend cioè l’eventuale crescita di ricerche per i relativi termini in un determinato arco temporale, mentre non registra il volume totale di ricerche per termine, questo dato è reperibile su GoogleAdwords/strumento per le parole chiave.

Lo sanno anche i principianti del web ma non i giornalisti di settore, cito tra gli altri: Radio Deejay, Huffingtonpost.ot, leggo.it, lastampa.it e quotidiano.net che ha l’onore di comparire anche tra le notizie riportate da Google trends. ecc. Scambiano valori di tendenza per valori assoluti, senza neanche notare che per essere valori assoluti sarebbero comunque molto bassi.

Questo errore di interpretazione porta tutti questi esperti a proclamare che nadia Toffa è il personaggio più ricercato su Google per il 2017.

Ora Nadia Toffa, una delle iene, conosciuta certamente ma non a livello mondiale, risulta essere ai primi posti tra i risultati di Google trends, anche a causa dei recenti problemi di salute che l’hanno costretta ad interrompere momentaneamente la sua presenza in video.

Questo non significa che è ai primi posti tra le persone più ricercate su Google nel mondo (terzo posto per l’esattezza), ma solo che il suo nome ha avuto un picco accentuato del numero di ricerche che restano comunque non elevatissime in termini assoluti.

Mi occcupo spesso di fake news, oggi un problema sempre più grave, pensate solo ai potenziali rischi relativi alla disinformazione legata alla salute. Mia convinzione è che l’unica maniera di combatterla sia dotare gli utenti di strumenti culturali idonei a valutare la credibilità delle news.

Ma se anche chi dovrebbe fare informazione qualificata dimostra di non avere la necessaria preparazione, generando così, a sua volta, fake news, perdonate, ma mi cascano le braccia

 

il rapporto Freedom on the Net 2017

Freedom House è una organizzazione non governativa internazionale, con sede a Washington, D.C., che conduce attività di ricerca e sensibilizzazione su democrazia, libertà politiche, e diritti umani. Freedom House pubblica un rapporto annuale dal titolo Freedom in the net (Libertà di internet) che misura il grado di libertà civili e diritti politici garantiti durante la navigazione online.
Già il titolo del rapporto per il 2017 non è incoraggiante:

Manipolare i social media per indebolire la democrazia

Risultati chiave

  • Le tattiche di manipolazione e disinformazione online hanno svolto un ruolo importante nelle elezioni in almeno 18 paesi nell’ultimo anno, compresi gli Stati Uniti.
  • Le tattiche di disinformazione hanno contribuito al settimo anno consecutivo di calo generale della libertà di internet, così come l’aumento delle interruzioni nel servizio Internet mobile e l’aumento degli attacchi fisici e tecnici a difensori dei diritti umani e media indipendenti.
  • Un numero record di governi ha limitato il servizio Internet mobile per ragioni politiche o di sicurezza, spesso in aree popolate da minoranze etniche o religiose.
  • Per il terzo anno consecutivo, la Cina è stata la peggiore persona che ha abusato della libertà di Internet, seguita dalla Siria e dall’Etiopia.

I governi di tutto il mondo hanno aumentato drasticamente i loro sforzi per manipolare le informazioni sui social media nell’ultimo anno.

I regimi cinese e russo hanno aperto la strada all’uso di metodi surrettizi per distorcere le discussioni online e sopprimere il dissenso più di un decennio fa, ma da allora la pratica è diventata globale.

Tali interventi guidati dallo stato rappresentano una grave minaccia alla nozione di internet come tecnologia liberatrice. La manipolazione dei contenuti online ha contribuito al settimo anno consecutivo di declino generale della libertà di internet, insieme a un aumento delle interruzioni nel servizio Internet mobile e all’aumento degli attacchi fisici e tecnici ai difensori dei diritti umani e ai media indipendenti.

Quasi la metà dei 65 Paesi valutati su Freedom on the Net ha registrato un calo nel corso del periodo di copertura, mentre solo 13 hanno ottenuto guadagni, la maggior parte dei quali minori. Meno di un quarto degli utenti risiede in paesi in cui Internet è designato gratuitamente, il che significa che non vi sono ostacoli importanti all’accesso, restrizioni onerose sui contenuti o gravi violazioni dei diritti degli utenti sotto forma di sorveglianza incontrollata o ripercussioni ingiuste per discorsi legittimi.

L’uso di “notizie false”, account “bot” automatizzati e altri metodi di manipolazione ha guadagnato particolare attenzione negli Stati Uniti. Mentre l’ambiente online del paese è rimasto generalmente libero, è stato turbato da una proliferazione di articoli di giornale fabbricati, vetri parziani divisivi e molestie aggressive di molti giornalisti, sia durante che dopo la campagna elettorale presidenziale.

Gli sforzi online della Russia per influenzare le elezioni americane sono stati ben documentati, ma gli Stati Uniti non erano affatto soli in questo senso. Le tattiche di manipolazione e disinformazione hanno svolto un ruolo importante nelle elezioni in almeno 17 altri paesi nel corso dell’ultimo anno, danneggiando la capacità dei cittadini di scegliere i loro leader sulla base di notizie concrete e di dibattiti autentici.

Sebbene alcuni governi abbiano cercato di sostenere i loro interessi ed espandere la loro influenza all’estero – come con le campagne di disinformazione della Russia negli Stati Uniti e in Europa – nella maggior parte dei casi hanno usato questi metodi all’interno dei loro confini per mantenere la loro presa sul potere.

Venezuela, Filippine e Turchia sono stati tra i 30 paesi in cui si è scoperto che i governi impiegano eserciti di “opinion shapers” per diffondere opinioni del governo, guidare programmi particolari e contrastare i critici del governo sui social media.

Il numero di governi che tentano di controllare le discussioni online in questo modo è aumentato ogni anno da quando Freedom House ha iniziato a seguire sistematicamente il fenomeno nel 2009. Ma negli ultimi anni, la pratica è diventata significativamente più diffusa e tecnicamente sofisticata, con i produttori di propaganda e bot e prese di notizie false che sfruttano i social media e gli algoritmi di ricerca per garantire un’elevata visibilità e un’integrazione perfetta con i contenuti di fiducia.

A differenza di altri metodi diretti di censura, come il blocco dei siti Web o gli arresti per attività su Internet, la manipolazione dei contenuti online è difficile da rilevare. È anche più difficile da combattere, data la sua natura dispersa e l’enorme numero di persone e bot impiegati per questo scopo. Gli effetti di queste tecniche di diffusione rapida sulla democrazia e l’attivismo civico sono potenzialmente devastanti.

La creazione di un sostegno popolare per le politiche governative sui social media crea un circolo vizioso in cui il regime si impegna essenzialmente, lasciando all’esterno gruppi indipendenti e cittadini ordinari.

E rafforzando la falsa percezione che la maggior parte dei cittadini ha con loro, le autorità sono in grado di giustificare le repressioni sull’opposizione politica e far avanzare le modifiche antidemocratiche a leggi e istituzioni senza un adeguato dibattito.

È preoccupante che la manipolazione sponsorizzata dallo stato sui social media sia spesso accompagnata da più ampie restrizioni sui mezzi di informazione che impediscono l’accesso al reporting oggettivo e rendono le società più suscettibili alla disinformazione.

Affrontando con successo la manipolazione dei contenuti e ripristinando la fiducia nei social media, senza compromettere la libertà di internet e dei media, occorreranno tempo, risorse e creatività.

I primi passi in questo sforzo dovrebbero includere l’educazione pubblica finalizzata a insegnare ai cittadini come rilevare notizie e commenti falsi o fuorvianti.

noltre, le società democratiche devono rafforzare i regolamenti per garantire che la pubblicità politica sia trasparente almeno online e offline.

E le aziende tecnologiche dovrebbero fare la loro parte riesaminando gli algoritmi alla base della curatela delle notizie e disabilitando in modo proattivo i bot e gli account falsi utilizzati per fini antidemocratici.

In assenza di una campagna globale per affrontare questa minaccia, le tecniche di manipolazione e disinformazione potrebbero consentire ai moderni regimi autoritari di espandere il loro potere e influenza mentre erodono in modo permanente la fiducia degli utenti nei media online e nell’intero Internet.

 

Il rapporto continua qui con molte altre interessanti analisi, in inglese, farebbe comodo la traduzione? Se sì ditemelo12.

Troppe auto-diagnosi con Google, attenzione VOI non siete medici!

«Coloro che si sono già diagnosticati da soli tramite Google, ma desiderano un secondo parere, per cortesia controllino su yahoo.com».

Una frase scherzosa. Che circola su Internet da un po’ di tempo. Ma che diventa un caso se ad appenderla davanti al proprio ambulatorio è un medico dell’Istituto dei tumori di Milano, primo Irccs oncologico italiano per attività scientifica e produzione clinica, uno dei templi della lotta ai tumori nel nostro Paese. È accaduto pochi giorni fa.

Un fenomeno sempre più diffuso

Chi l’ha affissa ha pensato solo di avvertire in modo «leggero» i propri pazienti dei rischi che si corrono ad affidarsi alla rete per diagnosticarsi da soli malattie serie come i tumori, salvo poi arrivare troppo tardi a chiedere un parere a un esperto vero. Ma, al di là delle modalità irrituali, l’idea del camice bianco milanese esprime un disagio vero e una difficoltà importante. «Lo confermo» spiega Enzo Lucchini, presidente dell’Istituto dei tumori di Milano. «Il problema esiste ed è grave, anche se devo chiarire che l’iniziativa è stata presa a titolo personale, senza chiedere alcun permesso, e che dopo la pubblicazione sul sito del vostro giornale il foglio è stato evidentemente rimosso dall’interessato, visto che non l’abbiamo trovato».

Non poteva essere altrimenti in effetti, visto che il medico avrebbe rischiato probabilmente una discreta tirata d’orecchie dopo tanta inaspettata pubblicità. «L’iniziativa, anche se dissacrante, di sicuro non voleva in nessun modo colpevolizzare i malati, ma aiutarli» precisa il presidente dell’Int. «Oggi l’88 per cento delle persone va a cercare informazioni per la propria salute sui siti Internet e quasi la metà si affida alla prima pagina dei motori di ricerca.

Ma una autodiagnosi, specie nel caso di malattie come quelle che curiamo qui, è pericolosa». Anche se è giusta? «Può accadere che sia giusta, ma può capitare anche che il responso del web sia falsamente rassicurante e ritardi quindi l’inizio di cure necessarie, oppure che sia ansiogeno senza motivo e comporti un intasamento inutile dell’ospedale».

Però sarebbe ingenuo pensare di poter evitare questi problemi. «È vero — conclude Lucchini — ed è per questo, per esempio, che abbiamo sottoscritto un decalogo dei giornalisti scientifici contro le fake-news o che abbiamo preso altre iniziative per migliorare la comunicazione fra medici e pazienti e, più in generale fra l’istituto e l’esterno.

Speriamo che questa vicenda un po’ curiosa possa essere un seme che aiuti a riflettere e a far germogliare nuove idee per arginare questo genere di difficoltà». Anche perché, diciamolo, il dottor Google non mai preso la laurea e pure il dottor Yahoo non ha uno straccio di pezzo di carta, al massimo uno straccio di bit.

 

Le 10 euristiche*che hanno fatto grande la usability ideata da J. Nielsen

Oggi si parla tanto di user experience e di interfacce grafiche ed è un bene perchè queste procedure di progettazione aiutano a rendere la comunicazione online più efficace ma soprattutto costruita su solide basi.

Riprendo il metodo sulla usabilità perchè ritengo che questo insieme di euristiche* sia alla base appunto dello stato attuale dellaprogettazione di interfacce uomo macchina. Quindi è una maniera per “ripassare i fondamentali” cosa che da insegnante e professionista del settore ritengo utile e capace di dare nuovi spunti.

Ecco le 10 regole della usability secondo Nielsen:

1. Visibilità dello stato del sistema

Il sistema deve sempre tenere gli utenti informati su ciò che sta accadendo, attraverso un feedback appropriato entro un tempo ragionevole.

2. Corrispondenza tra sistema e mondo reale

Il sistema dovrebbe parlare la lingua degli utenti, con parole, frasi e concetti familiari all’utente, piuttosto che termini orientati al sistema. Segui le convenzioni del mondo reale, facendo apparire le informazioni in un ordine naturale e logico.

3. Controllo dell’utente e libertà

Gli utenti spesso scelgono le funzioni di sistema per errore e avranno bisogno di un’uscita di emergenza chiaramente contrassegnata per lasciare lo stato indesiderato senza dover passare attraverso un dialogo esteso. Supporto annulla e ripristina.

4. Coerenza e standard

Gli utenti non dovrebbero chiedersi se parole, situazioni o azioni diverse significano la stessa cosa. Segui le convenzioni della piattaforma.

5. Prevenzione degli errori

Ancor meglio dei buoni messaggi di errore è una progettazione attenta che impedisce il verificarsi di un problema.

6. Riconoscimento piuttosto che richiamo

Rendi visibili oggetti, azioni e opzioni. L’utente non deve ricordare informazioni da una parte del dialogo a un’altra. Le istruzioni per l’uso del sistema dovrebbero essere visibili o facilmente recuperabili ogni volta che è opportuno.

7. Flessibilità ed efficienza di utilizzo

Gli acceleratori – non visti dall’utente principiante – possono spesso accelerare l’interazione per l’utente esperto in modo tale che il sistema possa soddisfare sia gli utenti inesperti che quelli esperti. Consenti agli utenti di personalizzare azioni frequenti.

8. Design estetico e minimalista

I dialoghi non dovrebbero contenere informazioni che sono irrilevanti o raramente necessarie. Ogni ulteriore unità di informazioni in un dialogo compete con le unità di informazioni pertinenti e diminuisce la loro visibilità relativa.

9. Aiutare gli utenti a riconoscere, diagnosticare e recuperare dagli errori

I messaggi di errore dovrebbero essere espressi in un linguaggio semplice (senza codici), indicare con precisione il problema e suggerire in modo costruttivo una soluzione.

10. Assistenza e documentazione

Sebbene sia preferibile utilizzare il sistema senza documentazione, potrebbe essere necessario fornire assistenza e documentazione. Qualsiasi informazione di questo tipo dovrebbe essere facile da cercare, focalizzata sul compito dell’utente, elencare le misure concrete da eseguire e non essere troppo grande.

 

*Euristica da wiki: È la parte della ricerca il cui compito è quello di favorire l’accesso a nuovi sviluppi teorici o a scoperte empiriche. Si definisce, infatti, procedimento euristico, un metodo di approccio alla soluzione dei problemi che non segue un chiaro percorso, ma che si affida all’intuito e allo stato temporaneo delle circostanze, al fine di generare nuova conoscenza.

sul sito della Nielsen Norman Group trovate il testo originale in lingua inglese