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L’Huffington post spiega la crisi di Twitter

Twitter prevede di tagliare il 9% della forza lavoro a livello mondiale per far fronte al rallentamento del fatturato dopo che sono falliti i progetti di vendita della società, mentre dal suo rapporto che riassume il terzo trimestre della società ha messo in evidenza una crescita piatta di utenti ma ricavi superiori alle stime degli analisti

L’Huffington post denuncia la crisi di Twitter.
Un tempo Facebook era il luogo dove mentire agli amici, mentre Twitter quello in cui raccontare la verità a perfetti sconosciuti. Oggi la gente ha meno cose da dire, dato che assistiamo ad un calo consistente nella voglia di pubblicare aggiornamenti sui due principali social network. Si preferiscono forme di comunicazione nascoste ma più rassicuranti: messaggistica istantanea, small social (comunicazione in piccoli gruppi), contenuti effimeri in stile Snapchat; queste sono solo alcune delle nuove abitudini online che hanno preso piede al posto della classica condivisione di status.

Se da un lato gli utenti sono meno attivi nel postare in pubblico (fino a -22% in un anno su Facebook secondo una ricerca del Global Web Index) dall’altro ci sono prove di un attaccamento quotidiano e intensivo che si esprime in azioni molto semplici.
Si cliccano più notizie, si interagisce con i mi piace (ora anche su Twitter) e con i commenti, si fanno tante ricerche e si guardano video in quantità industriale. Su Facebook si è passati in 6 mesi da 4 a 8 miliardi di visualizzazioni di video al giorno, e anche su Twitter il consumo di notizie è aumentato, con argomenti come sport, spettacolo e attualità in testa.

I social network sono forse diventati l’impero della noia? Sicuramente, ammazzare il tempo è diventata la loro funzione principale. E la cosa non dispiace ai loro progettisti e sviluppatori: più tempo speso e più contenuti multimediali fruiti significano monetizzazione migliore con la pubblicità. L’obiettivo è quello di catturare l’attenzione di milioni di sguardi il più a lungo possibile offrendo un’esperienza personalizzata (di recente Facebook ha celebrato il traguardo di 1 miliardo di accessi online nello stesso giorno). Poco male se il contenuto user generated decresce. Difatti, nel frattempo, editori professionisti e amatoriali hanno imparato a muoversi. Su Facebook nascono di continuo nuove pagine di intrattenimento e alcune di esse riescono a creare dei veri e propri brand con tanto di merchandising.

Twitter, invece, ha un enorme problema: se la popolarità non deriva dall’esterno, è molto difficile essere ascoltati. Solo in pochi sono riusciti, con grande impegno e dedizione, a costruire un seguito importante di follower. Twitter si limita a rendere visibile ciò che è già noto al pubblico per altre ragioni, mentre offre un feedback molto debole alla folta schiera di utenti occasionali che vogliono partecipare. Un utilizzo di questo tipo non offre soddisfazioni immediate, per cui si tende all’abbandono o a una fruizione passiva.

È complicato esprimersi in pochi caratteri ed è ancora più complicato trovare qualcuno che capisca al volo il messaggio. Non c’è gerarchia nelle informazioni e il contesto delle frasi è lasciato spesso alla libera interpretazione, attirando così le reazioni scomposte dei passanti. Quando il messaggio è diretto potenzialmente a tutti è facile che sorgano malintesi, lo sanno bene tutti quei personaggi pubblici che hanno chiuso il proprio account per le troppe aggressioni verbali. La colpa di questa crisi è soprattutto di Twitter che non ha saputo nel tempo trasformarsi per proteggere e stimolare la partecipazione delle community (astenersi directioners e beliebers). E così, le uniche occasioni di forte aggregazione riguardano i grandi eventi mediatici su scala nazionale o internazionali.

D’altra parte, quelli appena descritti come i limiti di Twitter sono anche i suoi punti di forza e la sua bellezza. Qualsiasi scambio avviene alla luce del sole, in modo diretto e immediato, e ci consente di andare subito alla fonte della notizia o di identificare chi ha espresso per primo un determinato concetto. “Tutto ciò che è detto, è detto da qualcuno” diceva un noto filosofo della scienza. Significa che osserviamo il mondo attraverso gli occhi e le parole degli altri ed è per questo che ognuno di noi deve assumersi la responsabilità di ciò che viene detto. Solo così potremo tenerci alla larga da manipolazioni e da tentativi di distorcere la realtà dei fatti. E in questo Twitter è un mezzo veramente fenomenale.