Archivi categoria: i termini del web

I termini del web sono oggi un nuovo linguaggio per addetti ai lavori. Esistono termini oggi molto usati, spesso a sproposito, dai soliti esperti informatici, ma  basta poco per comprenderne il corretto significato.

In questo blog trovate la spiegazione dei principali termini utilizzati, cerchiamo anche di spiegare i nuov termini mano a mano che diventano di uso comune

Internet facile: cosa è un blog e come funziona

Come dicevo il blog è di base un sito web, cioè: un insieme di pagine scritte in codice html, questo codice, specifico per realizzare siti web, è pensato per essere visto (convertito in elementi grafici, immagini e testi correttamente impaginati) tramite l’uso di un browser, cioè un programma che serve proprio per navigare tra i siti internet nel web.

I principali browser sono: internet Explorer, Chrome, Firefox, Safari, ecc

Il blog però ha caratteristiche speciali, cioè può essere considerato una specie di giornale on-line.

Nelle pagine del blog il titolare dello stesso, o chi per lui, può pubblicare gli articoli, detti post, quindi i visitatori del blog, detti utenti, possono leggere ed eventualmente commentare quanto hanno letto.

I post devono caratterizzare il blog, cioè devono essere ragionevolmente frequenti e inerenti il tema che il blog tratta, inoltre è buona norma per chi scrive i post non copiare materiale trovato online.

E’ sempre buona norme dichiarare se si usa materiale proveniente da altre pagine e fornire un collegamento diretto al sito di origine del materiale.

Proprio la possibilità di partecipare alla discussione tramite i commenti differenzia questo “recipiente di contenuti”, dai classici siti statici, non in grado quindi di interagire con l’utente, questo permette di creare un rapporto diretto tra chi scrive e chi commenta, dando luogo a eventuali utili scambi di idee e opinioni per una crescita generale, che non può che far bene a tutti.

Gli articoli postati sono tutti catalogati in modo cronologico inverso, (in fondo trovi i più vecchi e in alto i più recenti), man mano che vengono scritti nuovi articoli gli altri vengono catalogati in un archivio, di facile consultazione, settimanale, mensile annuale.

Si possono creare collegamenti ad altri siti, ad articoli all’interno dello stesso o di altri portali, col risultato di poter formare una rete praticamente infinita.

Creare un blog è una cosa estremamente semplice esistono diverse possibilità per farlo in modo gratuito, WordPress, Blogger, Splinder, Blogsome, Tiscali, Il Cannocchiale, Io Bloggo, Libero, LiveJournal, sono solo alcune tra le più famose “piattaforme” per realizzarlo. Molto meno facile è gestirlo in modo professionale.

Leggi anche: Internet Facile – Come scoprire se un sito è fatto in WordPress

Internet facile: che cosa è un sito web

Il sito web (traduzione italiana di website o web site) è un insieme di pagine scritte in codice html.

Il codice html, specifico per realizzare siti web, è pensato per essere visto (convertito in elementi grafici, immagini e testi correttamente impaginati) tramite l’uso di un browser, cioè un programma che serve proprio per navigare tra i siti internet nel web e trasformare il codice html in elementi grafici comprensibili.

I principali browser sono. internet Explorer, Chrome, Firefox, Safari, ecc.

Per visitare i singoli siti basta inserire l’indirizzo corretto del sito che volete vedere nella riga superiore del programma, ma è possibile anche raggiungere i siti usando le funzioni di ricerca dei motori di ricerca, p.es Google, Yahoo, Bing, ecc

Queste pagine ed altri file interconnessi tra di loro come filmati, musica, oppure file in formato pdf da scaricare(per esempio) vengono ospitati in un computer molto potente connesso alla rete internet (host)e dotato di server (cioè in grado di svolgere specifiche funzioni) per il web.

Questo computer chiamato per estensione server web è contattabile da altri computer come per esempio quello che state usando ora che funzionano come terminale “cliente” (client), cioè dialogano con il server e accedono alle pagine web dei siti specifici in esso contenute.

Ogni sito web fa parte del World Wide Web, la “grande ragnatela mondiale” che costituisce, insieme alla posta elettronica, il servizio internet più conosciuto e grazie al quale un sito web è consultabile nella rete.

Le pagine web ed i file di immagini, video, di testo e di qualunque altra natura che possono essere presenti in un sito web generalmente sono organizzati sotto uno stesso nome a dominio (o più semplicemente dominio), come per esempio “laparoladigitale.it”.

Generalmente non si divide un sito in pagine ma piuttosto in aree specifiche: chi siamo, cosa facciamo, contattaci, ecc.

Ogni sito web ha una pagina di accesso detta “Home page” da questa usando il o i menù di navigazione possiamo accedere ai contenuti interni del sito.

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Internet facile: non facciamo confusione tra Internet Service Provider (ISP) e fornitore servizi web

Non facciamo confusione tra chi ci fornisce materialmente l’accesso a internet e chi ci fornisce i servizi web, necessari per gestire la nostra presenza su internet.

L’azienda ISP, sigla che significa Internet Service Provider, è un fornitore di servizi a privati e ad aziende che a pagamento consente l’accesso a internet, disponendo di differenti punti all’interno di un certo territorio; questi punti si chiamano POP. Spesso, anzi quasi sempre, fornisce anche il traffico telefonico nello stesso pacchetto finale che ci viene offerto

I provider più noti in Italia sono Telecom, Tiscali, Fastweb, Infostrada, lL3, ecc. All’inizio alcuni di essi erano specializzati nell’offerta rivolta alla telefonia mobile, ma oggi le varie proposte sono sovrapponibili.

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Tutti, oltre alla possibilità di accedere a internet, offrono spazi Web per costruire un sito e registrare il proprio dominio, nonché caselle di posta elettronica, mettendosi quindi in concorrenza con le aziende specializzate nella fornitura di servizi web, offrendo servizi di Hosting e Domini, e-Security, Cloud e servizi Data Center.

Ricordo che i servizi di hosting e Domini servono per la gestione di siti internet e blog, comprendendo anche la gestione della posta elettronica.

Secondo la mia esperienza consiglio vivamente di utilizzare i servizi web erogati da società specializzate. Sono esperte nel settore, offrono prodotti sicuramente migliori e aggiornati, inoltre, ed è importante, hanno un servizio di assistenza clienti che funziona.

Di seguito elenco le società italiane più conosciute:

Aruba
ServerPlan
KeliWeb
HostingSolution 
Noamweb 

Comunque vale la pena anche di considerare le migliori società di hosting straniere:

SiteGround 
iPage
BlueHost

Se lavorate con Word Press tenete presente che sia SiteGround che Aruba offrono piani di lavoro specifici per questo CMS

Leggi anche: Internet facile: cosa è il World Wide Web

Internet facile: cosa vuole dire interattività

Nel campo dell’interazione uomo-macchina, l’interattività è la possibilità per un utente di:
ottenere un’azione dal dispositivo che utilizza, o
intervenire sul servizio che riceve a distanza (banche dati, telesorveglianza,sistemi di comunicazione,ecc.).
Esistono quindi due tipi di interazione possibile: 1) fra utente e apparecchio; 2) fra utente e fornitore del servizio.
Quando l’utente trasmette un’informazione al sistema che sta utilizzando, interagisce con esso; grazie a questa interazione, il sistema può deviare dal suo comportamento prefissato ed adeguarsi alle esigenze dell’utente.
Per capire meglio tutto ciò che riguarda la rete mi sembra indispensabile chiarire bene il senso di una parola:

“Interattività”

La sentiamo e la leggiamo usata in tanti modi diversi. Perdonatemi questa pignoleria “socratica”, ma se non si stabilisce bene il senso delle parole si rischia di non capirsi; e su questo argomento la confusione abbonda. È uno solo il significato di “interattività” nel mondo di cui parliamo qui, sulla “frontiera elettronica”, sulla cresta della “quarta ondata”.

Sentiamo dire che un’interfaccia è “interattiva” perché se diamo un certo comando, o premiamo un certo pulsante, esegue un ordine; o perché se scegliamo, una domanda, in una serie già predisposta, ci dà la risposta precostituita.

E magari se sbagliamo, o diamo un comando non previsto, emette un segnale acustico e ci dice “No! questo non si può fare”. Sarebbe come dire che è “interattiva” una macchinetta per la distribuzione del caffè che ci permette di sceglierlo dolce o amaro, con o senza latte; o la spia della pressione dell’olio sul cruscotto della nostra automobile.

 

Sentiamo dire che un gioco è “interattivo” perché segue una sua logica precostituita e non ci fa “vincere” se non siamo abbastanza abili, veloci o ragionanti per capire dove sono le trappole o gli indovinelli; o perché alle nostre “mosse” contrappone le sue risposte, secondo le regole stabilite da chi ha scritto il programma.

Per quanto raffinato, complesso, ingegnoso e divertente possa essere il gioco, non è più interattivo di un giocattolo elettrico che accende una lucina, o emette un suono di approvazione, quando il bambino sceglie la risposta giusta; e invece grugnisce se la risposta è sbagliata.

Di questo passo, si potrebbe definire “interattivo” un biglietto della lotteria “gratta e vinci”.

Cerchiamo di semplificare: se ciò con cui “interagiamo” è una macchina, o un programma automatico, e non una persona, non si tratta di “interattività” nel senso più importante della parola.

Ci sono anche situazioni umane, per esempio trasmissioni televisive, che si definiscono “interattive”, perché il pubblico può rispondere facendo un certo numero di telefono, e “votare”; o perché arrivano direttamente al conduttore, in diretta, le telefonate dei telespettatori.

Come ho già detto, questa è interattività “finta“. Perché qualcuno, unilateralmente, stabilisce le regole, definisce i criteri, governa il dialogo come vuole; e tutti gli altri non possono far altro che muoversi all’interno di piccoli spazi ben definiti. E non cambierà affatto la situazione se un giorno, invece di usare il telefono, lo spettatore potrà premere un pulsante.

Se e quando ci saranno 500 canali, video on demand, collegamenti con giornali, riviste, biblioteche, cineteche e gallerie di negozi online attraverso un televisore digitale, eccetera… lo spettatore (se lo vorrà) avrà più potere, perché avrà più libertà di scelta.

Ma non ci raccontino favole: non sarà una situazione “interattiva”. Se no dovremmo chiamare “interattivo” il telecomando, o il dito che volta la pagina di un giornale, o la mano che sceglie negli scaffali di una libreria o di un supermercato.

Tale è la confusione nell’uso di questo termine che c’è chi commette l’errore contrario: in alcuni studi americani (e anche italiani) viene definito “non interattivo” lo scambio di opinioni quando non avviene in tempo reale.

Di conseguenza possiamo dire che la vera interattività tra esseri umani oggi è fruibile tramite blog e soprattutto social network, con tutti i vantaggi e gli enormi problemi che abbiamo appena cominciato a intravedere.

“Interattività”, secondo me, significa una cosa molto precisa. Un dialogo ad armi pari, in cui nessuno ha privilegi, in cui tutti hanno la stessa “quota di voce” e lo stesso diritto di parola. Al di là di ogni dibattuto terminologico, che potrebbe anche essere pedante e inutile, ciò che conta è la sostanza.

L’interattività umana è il terreno su cui deve imparare a muoversi chi vuol fare comunicazione nella rete, che non sia solo una “brutta copia” di metodi è meglio riservare a quei mezzi per cui sono nati.

Ed è il valore che ognuno di noi dovrebbe cercare nella rete e nelle reti, perché ciò di cui oggi possiamo disporre non è solo un’immensa riserva di dati e di informazioni, ma anche una straordinaria occasione di incontro fra persone.

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Internet facile: come funziona internet

Come funziona

La struttura del sistema è tale che la sede fisica del “sito” con cui ci si collega è irrilevante: in pratica non c’è alcuna differenza, né funzionale, né di costo, fra collegarsi con un “sito” (o un utente) a pochi metri di distanza o all’altro capo del pianeta.

È anche costruito in modo che non si sia un singolo percorso da un punto all’altro del sistema, ma che fra i nodi ci siano molti diversi percorsi possibili e il sistema possa scegliere, secondo la situazione, la strada più adatta.

Sistema Rete: centralizzato, decentralizzato, distribuita,

In un sistema centralizzato, tutti i segnali passano da un unico punto.

In un sistema decentralizzato, un punto “vicino” può essere raggiunto attraverso un nodo periferico, ma un punto “remoto” può essere raggiunto solo passando dal centro (evidentemente da “distanza” non è determinata tanto dallo spazio fisico quanto dalla struttura del sistema).

In una rete distribuita, l’informazione può percorrere molte strade diverse e scegliere in ogni momento il percorso più adatto per arrivare a destinazione, indipendentemente dalla distanza. Questo è il modello su cui è costruita la struttura dell’internet.

Le trasmissioni via internet avvengono con un sistema “a pacchetti” per cui ogni messaggio viene scomposto in parti che viaggiano separatamente e vengono ricomposte all’arrivo.

Una tecnologia chiamata TCP/IP (Transmission Control Protocol – Internet Protocol) permette a tutti i sistemi connessi di interagire fra loro, senza una “gerarchia” rigida: cioè ogni “nodo” connesso può raggiungerne un altro scegliendo percorsi diversi secondo la situazione.

Nel caso che un nesso intermedio non sia accessibile in quel momento, la comunicazione arriverà per un’altra via all’indirizzo stabilito (questa flessibilità rende il sistema più simile a una macchina analogica, come il cervello umano, che a un computer).

Esiste una gerarchia internazionale di organizzazioni il cui compito è definire i domain internet, cioè il sistema su cui si basano gli indirizzi; ma non gestire le reti (che, come abbiamo detto, sono completamente autonome e indipendenti).

Gli scambi all’interno del sistema sono sostanzialmente gratuiti, perché basati sulla reciprocità: ogni “nodo” collegato dà e riceve servizio.

Questo sistema ha permesso alla rete di sopravvivere e crescere anche dopo la fine dei finanziamenti pubblici su cui si era originalmente basata la cosiddetta backbone (“spina dorsale”) americana e dalle reti universitarie che ne sono state, fino a qualche anno fa, la struttura portante.

Possono essere a pagamento le due estremità del sistema: il collegamento fra l’utente e il “nodo” di cui si serve (Internet Service Provider); e, al polo opposto, il servizio offerto da qualcuno sul “sito” con cui ci colleghiamo (anche se in pratica, una volta ottenuto l’accesso alla rete tramite un provider o un’organizzazione di cui si fa parte, quasi tutti i siti cui vogliamo accedere sono gratuiti).

Ma la struttura della rete, in quanto tale, è basata su scambi gratuiti di reciproco servizio.

C’è un limite tecnico allo sviluppo della rete, perché la potenzialità quantitativa del “protocollo” TCP/IP, anche se enormemente grande rispetto alle esigenze che si potevano immaginare vent’anni fa, non è infinita.

Si stanno elaborando le soluzioni tecniche necessarie per superare il limite. Non so quale sarà la soluzione definitiva (il problema non è tanto definire la tecnologia, quanto farla condividere a milioni di impianti tecnici in tutto il mondo) ma ormai gli interessi in gioco, culturali, organizzativi, strutturali ed economici sono tali che sicuramente si troverà.

Oggi la rete è prevalentemente wireless, infatti gli smartphone perennemente connessi via intenet ormai sono più numerosi dei computer tradizionali.

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Internet facile: cosa è il World Wide Web

Il World Wide Web (letteralmente “rete di grandezza mondiale“), abbreviato Web, sigla WWW, è uno dei principali servizi di Internet.

Permette di navigare e usufruire di un insieme vastissimo di contenuti amatoriali e professionali (multimediali e non) collegati tra loro attraverso legami (link), e di ulteriori servizi accessibili a tutti o ad una parte selezionata degli utenti di Internet.

Questa facile reperibilità di informazioni è resa possibile oltre che dai protocolli di rete anche dalla presenza, diffusione, facilità d’uso ed efficienza dei motori di ricerca e dei web browser in un modello di architettura di rete definito client-server.

La storia del world wide web

Una profonda rivoluzione nella rete è stata portata nel 1994 (in Italia, un anno dopo) da una nuova tecnologia, basata sul protocollo HTTP (Hyper-Text Transfer Protocol) e sul linguaggio “ipertestuale” HTML (Hyper-Text Markup Language), chiamata World Wide Web, o www, o the Web, la ragnatela.

Questa tecnologia che mette in grado tutti i pc di interagire condividendo contenuti era stata concepita nel 1990 da Tim Berners-Lee del CERN di Ginevra (il laboratorio europeo per la fisica delle particelle) come un sistema più efficiente di comunicazione per la comunità scientifica.

Ma pochi anni dopo ebbe una diffusione che nessuno, compreso il suo inventore, aveva immaginato.

Tale è stato il successo di questa innovazione che oggi sembra essere “solo quello” il volto dell’internet.

Molti nuovi utenti non conoscono la rete se non attraverso un browser. Chrome, Internet Explorer, Safari, Fire fox ecc. Programmi nati appunto per visualizzare sullo schermo del computer pagine contenenti testo e grafica scritte in linguaggio html.

Nulla di male, perché la tecnologia è solida, l’interfaccia è di facile uso, i browser si arricchiscono di nuove funzioni, e con un po’ di attenzione si scopre che è possibile accedere, anche per quella via, a tutti i sistemi e servizi connessi all’internet.

Ma… ci sono due problemi.
Il primo è che se non si guarda oltre la “facciata” si può credere che “essere in rete” voglia dire solo andare in giro a guardare “siti web”, per vedere immagini, raccogliere informazioni, prelevare testi o software.

Con tanti saluti all’interattività, che consente appunto di cambiarsi e creare propri contenuti, pubblicandoli online.

Il secondo problema,  sempre più pressante, risente della scarsità di strumenti e formazione individuale indispensabile per filtrare contenuti,  che oggi possono essere pubblicati sul web  da chiunque senza alcun controllo.

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Internet facile: breve storia di internet

Sono passati quasi trent’anni dalle origini della rete. Quindi la storia della rete internet non è più così recente

La prima base, da cui deriva ciò che oggi chiamiamo internet, nacque nel 1969 negli Stati Uniti per opera di scienziati e tecnici che lavoravano per l’ARPA (Advanced Research Project Agency) del Ministero della Difesa degli Stati Uniti.

Fin dall’inizio era chiaro che le finalità del progetto non erano solo militari.

Si costruì un sistema di comunicazione che potesse sopravvivere non solo nel caso di catastrofi ma anche nei momenti di inefficienza, per temporaneo guasto o manutenzione (che erano frequenti nei sistemi informatici del tempo, basati non su reti, ma su singole complesse macchine).

Si chiamava ARPA-net. All’inizio connetteva pochi grossi calcolatori.
Fin dall’inizio erano coinvolte alcune grosse strutture universitarie, che presto si impadronirono del sistema e lo misero al servizio della comunità scientifica.

La National Science Foundation costituì una rete chiamata NSF-net, che prese il sopravvento e alla fine degli anni ’80 incorporò ARPA-net (che fu abbandonata dai militari e scomparve, ormai dimenticata da tutti, nel 1990).

Erano nate altre reti, come UseNet, HepNet e BitNet; ma gli utenti delle varie reti volevano comunicare fra loro, e così le reti si collegarono, usando il protocollo TCP/IP, che divenne lo standard comune nel 1983.

Così era nata quella che poi prese il nome di inter-rete, cioè internet.

Il numero dei calcolatori connessi cresceva continuamente.

Nel 1981 erano connessi 213 grossi calcolatori.

Nel 1991 erano 376.000 computer; l’anno dopo, il doppio, e così via. Si stima che oggi siano più di sei milioni.

A questi computer connessi alla rete si collegano a loro volta i singoli computer, o le reti interne, degli utenti, che nel mondo sono decine di milioni.

A gennaio 2016 il numero degli utenti di internet era stimato in 3419 miliardi .

Le prime connessioni universitarie italiane con la rete internazionale (che ancora non si chiamava internet) furono stabiliti con ButNet e HepNet nel 1982; il primo collegamento internet fu quello del Cnuce a Pisa nel 1982.

Nel mondo scientifico e universitario, all’inizio la presenza in rete fu dominata dalle facoltà di fisica; arrivarono più tardi i dipartimenti di scienza dell’informazione.

Fino a pochi anni fa, il sistema internet era usato quasi solo da alcuni grandi enti pubblici e da alcune facoltà universitarie, specialmente nel campo della fisica.

Erano pochi i “privati” che avevano un accesso in rete; la comunicazione fra le non molte persone collegate avveniva in buona parte con un altro sistema, l’echomail, gestito volontariamente dai BBS collegati a FidoNet o a altre reti che usano la cosiddetta “tecnologia fido”, diffusa nel mondo, e anche in Italia, dall’inizio degli anni ’80.

Solo a partire dal 1994 si è diffusa la disponibilità di accessi internet “per tutti”; e su questa base si è sovrapposta quasi subito una nuova tecnologia, quella della World Wide Web – tanto è vero che oggi molti credono che sia quello l’unico volto della rete.

Fonte dei dati usati per questo articolo: http://www.gandalf.it/net/internet.htm#heading02

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Internet facile: cosa è Internet

Comincia da questo articolo una serie di lezioni che hanno lo scopo di spiegare in termini chiari e concisi i concetti base del web.

Troveremo risposte su temi basilari, dedicate a chi ha vuole “imparare” internet da zero oppure a chi ha ancora le idee un poco confuse.

Iniziamo da:

Cosa è Internet

Le reti “telematiche” esistono da più di vent’anni. Ma il fenomeno di cui si parla oggi, genericamente definito “internet”, nella forma in cui lo conosciamo è nato in Italia nel 1994; e nel resto del mondo non molto prima.

Internet è un insieme di decine di migliaia di reti di computer, collegati tra loro generalmente via cavo, ognuna completamente autonoma.

In pratica si questo insieme di reti si comporta come se fosse una rete unica; e di fatto è un unico sistema, continuo e intercomunicante.

Questo sistema è policentrico, non ha un “governo” centrale; non solo ogni rete, ma ogni operatore è libero e indipendente.

L’internet è un sistema che permette a diverse reti di collegarsi fra loro, in modo che chi è collegato a una delle reti può comunicare con chiunque sia collegato a una qualsiasi delle altre.

In pratica dà a chi si collega la percezione di muoversi in un singolo sistema globale; e il servizio che dà è proprio come se lo fosse.

Oggi, in pratica, l’internet è un sistema che permette di collegarsi con qualsiasi persona, organizzazione o “sito” che abbia un indirizzo su una delle tante reti connesse; e così facendo svolgere una delle tante attività diverse consentite non solo dalla tecnologia, ma soprattutto dai servizi che vengono messi a disposizione.

Non tutte le reti del mondo sono collegate all’internet (e tantomeno tutti i computer); ma chiunque voglia farlo si può collegare al sistema.

Siamo tutti, contemporaneamente, spettatori e protagonisti: il sistema ci permette di essere davvero, e totalmente, interattivi.

Il sistema funziona su scala planetaria; non ha sede geografica, né confini.

Si suddivide in comunità che non dipendono dal luogo fisico ma sono definite, per aree di interesse e di argomento e per la natura dello scambio, dalla libera scelta di tutti coloro che usano il sistema.

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Scrivere i testi per il web secondo le regole dell’usability indicate dal metodo Nielsen

I TESTI, in questo articolo analizziamo lo stile e l’impaginazione del testo, senza soffermarci sui contenuti,  come indicate dalla usability,( un sistema di controllo dei siti proposto a suo tempo da Jackob Nielsen), in quanto una buona organizzazione del testo contribuisce a rendere la pagina più accattivante già alla prima occhiata, che è quella che conta.

Come da “metodo Nielsen” ecco un elenco di punti da verificare in fase di progettazione e valutazione del progetto di user experience, visto che lo scopo de “laparoladigitale” è appunto l’insegnamento della progettazione web partendo dalle basi, ho commentato ed approfondito i singoli punti, per renderli chiari anche ai non professionisti.

• Linguaggio “userfocused”?: Ogni comunicazione è rivolta ad un pubblico specifico, se realizzate testi per un sito che riporta favole per bambini userete un italiano semplice e diretto, mentre pagine dedicate alla psicoanalisi Junghiana possono richiedere un italiano più evoluto e specialistico.

• Informazioni ridondanti?: Esiste uno scopo per questo? informazioni identiche vengono ripetute più volte in differenti pagine? Per mia esperienza è bene rendere più facilmente accessibili le informazioni determinanti, ma la maggior parte delle volte sono sufficienti link specifici che riportano ad esse sistemati nei punti nevralgici elle vostre pagine.

• Slogan autoesplicativi?: Se fate un’affermazione importante cercate di essere chiari, le vostre frasi devono essere comprese immediatamente, anche da chi visita il vostro sito per la prima volte (la maggioranza dei vistatori cioè).

• Linguaggio “morbido” oppure “imperativo”?: Viene da pensare che un tono affermativo possa essere più coinvolgente, ma considerate che il vostro visitatore non sempre è determinato a seguire le vostre pagine. Un giusto mix può risultare coinvolgente e si ottiene mescolando testi semplici, diretti con dati interessanti.

• Utilizzare collegamenti stili tra testi collegati, o all’interno di
elenchi?:  Se volete organizzare il testo del vostro articolo come un elenco, vi consiglio di inserire più testo possibile ad approfondimento della singola voce, usate link di rimando solo se i contenuti che dovete proporre sono molto lunghi o multimediali.

• Mantenere distinti gli stili di elementi di contenuto diversi?: per fare un esempio proponendo una ricetta è buona cosa mettere gli ingredienti per primi, impaginati a blocchetto, magari in corsivo e colorati diversamente dal testo che spiega la realizzazione della ricetta, impaginato a blocchetto, nero.

• “Etichette” o titoli sono utili?:  Assolutamente sì, usate i titoli di paragrafo per definire meglio l’argomento e le didascalie per le foto. Questi accorgimenti rendono più facile la lettura, anche visivamente, proponendo più “punti di interesse” ed inoltre favoriscono la indicizzazione sui motori di ricerca.

• Gli elenchi contengono almeno due voci?: Certamente altrimenti che elenchi sono?

• Parole interrotte e portate a capo?:  Da evitare qualsiasi cosa che possa rendere meno scorrevole la lettura del testo, quindi parole spezzate oppure a capo vanno evitati.

• Abbreviazioni e acronimi chiari? Coerenti?: Usate le abbreviazioni solo se sono molto conosciute (ecc. invece di eccetera va bene). Acronimi tecnici anche (html invece di hyper text markup language, anche, però almeno la prima volta che lo usate in ogni articolo indicate anche la forma estesa).

• Perché testi enfatizzati: (punti esclamativi! P A R O L E
staccate o p.u.n.t.a.t.e.)?:  A parte il punto esclamativo da usare con parsimonia (uno basta e avanza) i testi enfatizzati servono solo a passare per “urlatori” maleducati e fuori luogo!